Sentenza al tribunale di Asti
La tecnologia è un grande aiuto in tanti campi della vita e sicuramente ha facilitato anche il lavoro delle forze dell’ordine.
Anche quando si trovano di fronte una persona che sembra visibilmente ubriaca ma che non può essere definita tale se non vi è una “misurazione” di questa sua condizione.
Per questo l’alcoltest è diventato uno strumento straordinario per fermare chi si mette alla guida in stato di ebbrezza mettendo contemporaneamente a rischio la sua vita, di eventuali passeggeri e di tutti gli altri automobilisti che incontra sulla sua strada.
Ma la tecnologia ha le sue regole e quando non vengono rispettate, purtroppo, si vanifica tutto il lavoro. E’ quanto accaduto alla pattuglia che qualche mese fa ha fermato un operaio di 40 anni alla guida della sua Clio. Da subito era apparso un po’ alticcio e gli operanti lo hanno invitato a sottoporsi all’alcoltest. Che ha confermato il loro sospetto fissando in 1,34 il tasso alcolemico nel sangue. Ma una volta davanti al giudice questo non è bastato. Difeso dall’avvocato Patrizia Gambino, l’operaio è stato assolto perchè il verbale di contestazione dell’infrazione è stato annullato: era indicato che l’apparecchio usato per misurare l’alcol era omologato ma non era riportata la data di omologazione nè quella dell’ultima revisione, obbligatorie entrambe per legge.