La settimana scorsa il bar di Moncalvo, pochi giorni fa il bar di Canelli con una sospensione di ben un mese e andando indietro di settimane altri numerosi provvedimenti simili ad Asti e provincia.
Sono quelli firmati dal Questore di Asti per violazione delle norme previste dal Tulps (il testo unico della legge sulla pubblica sicurezza) quasi sempre riguardanti locali pubblici in cui si verificano risse, liti, minacce, grave disturbo della quiete pubblica e concentrazione sistematica di pregiudicati.
Ogni volta che il Questore dispone uno di questi periodi di sospensione della licenza, i titolari dei locali protestano, la vivono come una “punizione” ingiusta e si chiedono sempre la stessa cosa “Ma cosa ne posso io se scelgono il mio bar? Non sono mica responsabile io delle loro azioni. E se vengono da me non posso mandarli via o non servirli, perché gestisco un locale pubblico e rischio di essere denunciato dai clienti. Non posso neppure sapere che i clienti sono pregiudicati, perché non sono mica un poliziotto che può chiedere la fedina penale a tutti quelli che entrano nel mio bar”. Questa è una sintesi delle obiezioni che i titolari dei locali chiusi fanno pervenire anche ai giornali cui si sono rivolti.
Questore Marina di Donato come replica a queste obiezioni?
Non è una battaglia contro gli esercenti. Anzi è il contrario. E’ una mano tesa a loro affinchè possano continuare a somministrare in tranquillità evitando problemi di ordine pubblico.
Perchè la Questura è così attenta a questi temi?
Gli esercenti che possono somministrare bevande alcoliche devono essere pienamente consapevoli che sono titolari di una licenza di pubblica sicurezza. E di tutti gli oneri e gli obblighi che ciò comporta. Spesso le bevande alcoliche sono considerate alla stregua di un’acqua e menta o di un caffè. Ma non è così. Poterle vendere implica una responsabilità verso la legge e verso tutta la comunità.
Ma cosa può fare un barista per “ripulire” il suo locale da persone che possono creargli danni o guai con la giustizia?
Ci sono molti strumenti di strategia commerciale per selezionare la propria clientela e su questi non entro in merito perché non è il mio mestiere. Ma se non bastano, ci sono tre azioni che possono fare molto per evitare che il bar diventi un posto pericoloso.
Quali sono?
La prima è quella di chiamare le forze dell’ordine ogni volta che capitano episodi gravi all’interno del locale: litigi forti, risse, aggressioni, minacce. Anche solo sulla presenza di persone non raccomandabili, basta che il titolare ci avverta e noi intensifichiamo i passaggi delle pattuglie di turno. Spesso la presenza ciclica di “divise” che arrivano anche solo a prendersi il caffè al banco basta da deterrente.
La seconda?
Avere le telecamere di sorveglianza sempre funzionanti in modo da consegnare agli inquirenti uno strumento efficace per risalire agli autori. Tante volte, invece, proprio quando capita la rissa, le telecamere sono spente o guaste.
La terza?
Importantissima: attenersi alle prescrizioni sulla somministrazione delle bevande alcoliche: non dar da bere ai minorenni e non darne alle persone già in stato di ebbrezza.
Basta tutto questo?
Sono sicura di sì. O, almeno, riduce di molto il rischio di episodi gravi che, ricordo, si riverberano anche sul locale perché alla terza chiusura è previsto il ritiro della licenza.