Sentenza che si potrebbe quasi definire epocale per gli amanti della prelibata salsiccia di Bra ma, soprattutto, per i suoi produttori.
Ed è epocale non tanto per la decisione di assoluzione (che ne segue un’altra del gip Belli di qualche mese fa) ma perchè è stato lo stesso pm a chiederla.
Imputato era Bernardo Tibaldi, storico macellaio di Bra che, in due differenti processi sempre difeso dall’avvocato Roberto Ponzio di Alba, si è dovuto difendere dall’accusa di adulterazione della salsiccia di Bra.
Questo perchè, nel corso di una serie di controlli effettuati dai Nas, i campioni sottoposti a successive analisi, avevano riscontrato una presenza di solfiti all’interno della salsiccia di Bra, un prodotto di eccellenza regolamentato da un preciso disciplinare di produzione.
Ed è proprio all’interno del disciplinare che si è “giocato” il processo.
Da una parte è fatto divieto ai produttori di aggiungere, come additivo, i solfiti alla carne. Ma, dall’altra, la ricetta originale e autorizzata del composto per fare la salsiccia di Bra prevede l’aggiunta di vino bianco. Che, di suo, si porta dietro una percentuale di solfiti la quale, inevitabilmente, rimane nel prodotto finale.
In tribunale sono sfilati molti testimoni e consulenti, che hanno ribadito l’impossibilità di produrre la salsiccia di Bra secondo disciplinare eliminando i solfiti dentro “l’ingrediente vino”.
Un ragionamento che, alla luce delel basse quantità di solfiti rilevati (compatibili con quelli presenti nel vino bianco) e anche di una serie di accertamenti e di confronti con i tecnici della Procura, hanno spinto il pm Paone a chiedere l’assoluzione per Tibaldi. Richiesta alla quale si è ovviamente associato il difensore Ponzio e che è stata raccolta dal giudice Bonisoli che ha mandato il macellaio assolto.
(Foto di repertorio)