Dopo una battaglia mediatica e giudiziaria all’ultimo sangue, Maximiliano Cinieri è stato finalmente scarcerato.
Stamattina la Corte d’Appello di Torino cui il suo difensore, l’avvocato Furlanetto, si era rivolto per ottenere la sostituzione del regime carcerario con gli arresti domiciliari, ha accolto il ricorso e ha disposto che potesse lasciare il carcere di Alessandria e fare ritorno a casa sua ad Asti.
La vicenda di Cinieri ha conquistato la ribalta nazionale dopo gli appelli accorati della moglie e della figlia.
L’uomo, infatti, è stato colpito da una grave forma di SLA che ha una progressione molto veloce. In pochi mesi ha perso l’uso delle braccia, delle gambe, non riesce a deglutire e nutrirsi correttamente, non riesce a vestirsi. Ha bisogno di aiuto costante e, soprattutto, di cure e fisioterapie che il regime carcerario non è in grado di garantire.
Nonostante diversi specialisti avessero già due mesi fa affermato la gravità della condizione di Cinieri e avessero anche sottolineato come le sue condizioni non potessero che peggiorare, giudici di Asti e il primo Tribunale del Riesame, rifacendosi invece ad un parere contrario del medico legale incaricato come perito, aveva sempre negato la sua scarcerazione.
Non così ha fatto la Corte d’Appello che ha motivato gli arresti domiciliari con quanto affermato da una seconda perizia medico legale: Cinieri è portatore di cardiopatia ischemica, iperteensione, è diabetico insulinodipendente e, soprattutto è affetto da SLA bulbare.