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rasero e bovino
Cronaca
Tribunale di Asti

Asti, il gip archivia l’esposto di Bovino: distribuire bigliettini con il nome di chi votare non è reato

L’ex assessore aveva denunciato Rasero dopo aver saputo che aveva distribuito i foglietti con il nome di un candidato da votare scritto in tanti modi diversi per controllare poi chi aveva obbedito e chi no.

Distribuire bigliettini ai consiglieri con il nome del candidato da votare così come da indicazione data in riunione di maggioranza non è reato penale. Non lo è neppure quando i bigliettini riportano il nome scritto in modo diverso l’uno dall’altro presupponendo un successivo controllo e la  “conta” di chi ha obbedito all’ordine politico su quel nome e chi no.
E’ di poco fa la decisione del gip Beconi che ha accolto l’archiviazione già proposta dal pm Deodato in seguito all’esposto presentato dall’ex assessore Mario Bovino contro il sindaco e presidente della Provincia Maurizio Rasero.
Archiviazione contro la quale si era opposto lo stesso Bovino attraverso l’avvocato Maurizio Riverditi che ha sempre sostenuto come la segretezza del voto, fondamento della democrazia e prevista nella legge elettorale del 1951, dovesse essere applicata ad ogni tipo di consultazione.

Ma, si legge nelle motivazioni del gip del tribunale di Asti, le elezioni provinciali, così come sono state riconfigurate con la legge del 2014, sono diventate di secondo livello (non più a suffragio universale ma attraverso le preferenze degli amministratori locali di tutta la provincia, con durata di due anni e la ridefinizione in presidente, consiglio provinciale ed assemblea dei sindaci con scomparsa della Giunta) con una riscrittura dell’assetto e delle modalità di elezione che, di fatto, rappresenterebbe l’abrogazione implicita delle norme applicate alla legge elettorale del 1951 cui si riferisce l’avvocato Riverditi nell’opporsi all’archiviazione.
Ma c’era un altro aspetto che il difensore di Bovino aveva sottolineato durante la discussione che si è tenuta una settimana fa davanti al gip Beconi. Non si parla solo di violazione della segretezza del voto, ma anche di abuso della propria funzione per imporre una volontà di voto, costringendo gli elettori ad esprimere una preferenza sotto forte pressione. Pressione che, in questo caso, consiste nel successivo controllo delle preferenze secondo le indicazioni precise contenute nei bigliettini distribuiti che mostravano le modalità di scrittura del nome del candidato.

Anche sotto questo profilo il Gip ha accolto la tesi della Procura sostenendo che non si rinviene lo squilibrio di potere in quanto Rasero aveva distribuito i bigliettini ai consiglieri comunali della sua lista, che ricoprivano una funzione pubblica esattamente come Rasero. Ad avallare l’inesistenza della pressione è stata presa anche la dichiarazione della consigliera Varca (la consigliera che aveva riferito della questione dei bigliettini a Bovino) che ha confermato come non ci sia stata alcuna imposizione da parte di Rasero nella condotta tenuta quando ha indicato il nome di Simone Nosenzo come candidato da votare. Nosenzo che, peraltro, nulla sapeva di tutta questa vicenda e che ne è completamente estraneo.

Di qui la decisione del Gip di procedere all’archiviazione dell’esposto così come già chiesto dal pm e dall’avvocato Morra che difende Rasero.

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