Una storia incredibile che ha come vittima una pensionata di una sessantina d’anni che ha denunciato un doppio raggiro costatole tutti i suoi risparmi e le due case a lei intestate.
Tutto è iniziato durante la pandemia. Sulla soglia della pensione, la donna ha anticipato la sua fuoriuscita dal mondo del lavoro per paura del Covid e della gestione dello smart working che ne sarebbe seguito. Sola al mondo, si è chiusa in casa, ha interrotto i contatti con tutti e il suo isolamento totale era interrotto solo dalla consegna dei pasti a domicilio da parte dei titolari di una pizzeria che facevano questo tipo di servizio.
Tutto il giorno con l’unica compagnia delle notizie in rete, ha maturato una profonda posizione no vax e anti green pass consolidata dalla conoscenza, inizialmente virtuale, di Tommaso Rossini, personaggio molto noto all’epoca per le sue posizioni di negazione del Covid.
A carico di Rossini da Asti partì un ordine di arresto per l’accusa di circonvenzione di incapace riferito proprio alla pensionata astigiana.
Rossini, infatti, aveva convinto lei e gli altri “seguaci” (termine che usa la donna stessa nella denuncia) che presto il Governo italiano avrebbe confiscato tutti i beni dei no vax per poi prelevarli a casa e sottoporli a trattamento sanitario obbligatorio per somministrare loro il vaccino anti Covid.
La donna, terrorizzata, ha contattato Rossini che, insieme ad un collaboratore, l’ha convinta a trasferire tutti i risparmi dai conti correnti italiani ad uno svizzero dove Rossini diceva che sarebbero stati al sicuro. I due erano venuti ad Asti e quando la direttrice della banca presso la quale da molto tempo la donna aveva il conto corrente con tutti i suoi soldi aveva fatto resistenza allo svuotamento del “portafoglio”, lei, su suggerimento di Rossini e del collaboratore ha aperto un conto presso la Posta, ha spostato lì tutti i soldi e da lì, nel giro di pochi giorni, li ha trasferiti a Rossini tramite versamenti sul suo conto corrente svizzero e ricarica di Postepay. Rossini ed il collaboratore avevano tutte le credenziali per operare sui suoi conti.
Ma questa, purtroppo lei, è stata solo la prima parte della sua brutta avventura. Perché quando si è resa conto di essere stata raggirata (aveva trasferito circa 50 mila euro a Rossini, azzerando i suoi risparmi), si è sfogata con le sole persone con le quali aveva ancora un rapporto diretto, ovvero coloro che le portavano il cibo a domicilio. Senza sapere che sarebbe caduta dalla padella alla brace. Secondo quanto ha raccontato alla Procura della Repubblica, la famiglia di ristoratori, che già aveva dubbi sulla sua lucidità, ha avuto così conferma della sua scarsa capacità di gestirsi e di gestire i propri beni e ne avrebbe approfittato a sua volta.
Si sono presentati a lei come coloro che si sarebbero occupati di tutto e l’avrebbero accudita in cambio della donazione della bella villa in città di sua proprietà e di una parte di una casa in Liguria. Quando la Polizia ha eseguito la perquisizione a casa di padre e figlio ristoratori, hanno trovato le chiavi della casa di Asti, quelle della casa al mare, l’auto della donna parcheggiata in cortile e poi il suo bancomat, il suo postamat, tutti i codici per operarvi, il suo codice fiscale e una serie di atti notarili che riguardavano la successione dei genitori della donna e copia dell’atto di donazione fatto firmare di fronte ad un notaio astigiano.
Secondo quanto accertato, in realtà i ristoratori avevano provveduto solo a continuare a portarle quel po’ di cibo che la donna consumava ma non facevano fronte a nessuna spesa per le case e, per un periodo, l’avevano anche fatta vivere in un alloggio di Praia a loro assegnato (anche se in realtà vivevano altrove) nel tempo necessario a perfezionare gli atti di passaggio di proprietà dei due immobili. Poi l’avevano fatta rientrare a casa sua dove l’aveva ritrovata sia l’ex fidanzato che il cognato preoccupati per la sua assenza. Anche perchè, qualche sera prima, lei stessa, da un numero di telefono diverso dal suo, aveva fatto una telefonata proprio all’ex fidanzato chiedendogli di andare a prenderla in quell’alloggio di Praia e gli aveva inviato a ruota dei messaggi di aiuto. L’uomo aveva fatto la segnalazione in Questura e di lì era partita l’indagine. In aula ieri, sia l’ex fidanzato che il cognato hanno riferito di aver ricevuto più visite e qualcuna anche dal taglio minaccioso, da parte di padre e figlio ristoratori che chiedevano di “ritirare” la segnalazione fatta alla Questura.
Stessa richiesta era stata fatta dalla stessa vittima rivelando che i ristoratori erano entrati a casa sua, avevano fatto foto e video dello stato in cui viveva (molto disordinato) e l’avevano minacciata: “Se la denuncia va avanti noi mandiamo queste immagini all’Asl che viene qui e ti ricovera di forza in una struttura psichiatrica”. Quella del ricovero in struttura, a casa di pregressi problemi di fragilità, è sempre stato il peggior incubo della donna.
Tommaso Rossini ha già chiuso il suo percorso giudiziario patteggiando e versando risarcimento completo di quanto bonificato dalla donna.
A processo sono rimasti padre e figlio ristoratori difesi dall’avvocato Marco Scagliola e il collaboratore di Rossini. Nessuno di loro era presente in aula.
Assente anche la vittima che avrebbe dovuto presentarsi ieri a raccontare la sua brutta avventura, ma non ha voluto. Raccogliendo le testimonianze dell’ex fidanzato e del cognato-tutore e alla luce della certificazione di una specialista, il tribunale ha disposto una perizia psichiatrica sulla donna affidata al dottor Occhionero.