Fondamentali le conversazioni intercettate in una cella del carcere di Asti per risolvere un “cold case” siciliano, quello che riguarda Nunzia Alberuzzo, donna di Catania scomparsa nel maggio del 1995 e ritrovata cadavere tre anni dopo in un pozzo.
Dopo 26 anni, per quell’omicidio è stato arrestato suo fratello, Alessandro: entrambi sono figli del noto boss Giuseppe (già deceduto) a capo di uno storico clan del Catanese legato a Cosa Nostra e particolarmente violento e pericoloso.
Alessandro, secondo le indagini della Dia, sarebbe andato a casa della sorella e l’avrebbe costretta a uscire con lui, così come raccontò il figlioletto della donna, che all’epoca aveva appena 5 anni. Da quel momento di Nunzia Alleruzzo non si ebbero più notizie salvo poi ritrovarne i resti, tre anni dopo, grazie ad alcune telefonate anonime. La donna era stata uccisa con due colpi di pistola alla testa.
Motivo? Nunzia si era innamorata di un altro uomo e aveva tradito il marito e la sua famiglia non poteva tollerarlo in quella concezione di “onore” che passa sopra tutto e tutti.
Nonostante la testimonianza del bambino di Nunzia non fu possibile, per gli investigatori, trovare prove che inchiodassero lo zio ma recentemente alcuni tre collaboratori di giustizia, nell’ambito delle loro dichiarazioni, hanno parlato anche di questo omicidio. Affermazioni che hanno trovato un riscontro proprio nelle intercettazioni avvenute nel carcere di Asti dove erano detenuti altri membri del clan mafioso catanese. Ed è emerso anche che sarebbe stato il cugino Santo, a conoscenza dell’omicidio, ad obbligare Alessandro a fare almeno ritrovare il corpo della sorella per darle degna sepoltura.