Mentre prosegue il percorso giudiziario degli indagati per le due operazioni Fast Cash e Tesoro a carico di una decina di persone, la Guardia di Finanza di Asti sta eseguendo provvedimenti di sequestro per un valore di circa 5 milioni di euro.
Due aziende (di cui una per il riciclo di materiali ferrosi), una villa completamente arredata con mobili di pregio, due terreni agricoli, tre auto di cui una di grossa cilindrata, un camper di lusso: tutto questo è finito nel provvedimento autorizzato dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Torino sulla base delle indagini della Procura astigiana che hanno dimostrato come tutti questi beni fossero di diretta proprietà o intestati a prestanome che, di fatto, riportavano alla completa disponibilità degli indagati.
L’operazione Fast Cash aveva rivelato l’esistenza di un gruppo di pluripregiudicati, alcuni dei quali di etnia rom, che avevano avviato una florida attività di raccolta e commercio di rottami ferrosi. Secondo gli inquirenti, però, una parte dei proventi di questa attività finanziavano una ben più lucrosa attività di usura con l’applicazione di tassi superiori al 2500% nei confronti di cittadini in gravi difficoltà economiche.
Il denaro così illecitamente guadagnato, veniva riciclato cercando di “schermarlo” con intestazioni fittizie a prestanome anche perchè gli indagati per questo primo filone di indagine presentavano ufficialmente redditi molto bassi e sicuramente non proporzionati al tenore di vita condotto.
La stessa indagine aveva anche consentito di fare luce su molti roghi di rifiuti che si verificavano nel campo nomadi di via Guerra aggiungendo così anche una serie di reati di tipo ambientale.
Nell’operazione Tesoro, invece, gli ingenti beni sequestrati sarebbero frutto di reati contro il patrimonio e, anche in questi casi, “schermati” da intestazioni fittizie proprio per sottrarle all’eventuale aggressione da parte delle forze dell’ordine e della Procura della Repubblica.
I due indagati, pluripregiudicati, risultavano addirittura percepire il reddito di cittadinanza, tanto era lo stato “ufficiale” dei loro conti in chiaro. Reddito che, sottolineano dalla Guardia di Finanza di Asti, è già stato revocato e per il quale si procede separatamente.
«Questa attività – scrivono dalla Guadia di Finanza di Asti – testimonia ancora una volta l’elevata attenzione della polizia finanziaria, nel solco delle puntuali indicazioni dell’autorità giudiziaria astigiana, rivolta all’indigiduazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulate al fine di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria assicurando la trasparenza e la sicurezza pubblica».