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Cronaca
Tribunale

Asti, l’attrice Tomalino condannata: non fu corso di teatro ma psicoterapia

Il giudice riconosce l’abuso di professione medica e infligge una condanna di due mesi più grave di quanto chiesto dal pm.

Pochi minuti di Camera di Consiglio e il giudice Bertelli Motta è uscito con la sentenza che ha dato voce alla decisione che si è formata nelle varie udienze presiedute  da mesi. L’attrice e insegnante di teatro Paola Tomalino non si è limitata a tenere corsi di teatro con i suoi allievi ma ha travalicato il confine della psicoterapia, finendo così nell’abuso della professione di psicologa e psicoterapeuta. Per le quali non aveva alcun titolo ad operare.

E’ stata così condannata ad 8 mesi (2 in più di quanto chiesto dal pm Cotti) oltre al pagamento di una multa da 10 mila euro e la provvisionale di 5 mila all’Ordine degli Psicologi del Piemonte che, attraverso l’avvocato Roberta Maccia, si era costituito parte civile.

Meno di una settimana fa, sempre davanti al giudice Bertelli Motta, si era tenuta la discussione con tutte le parti contrapposte.

Tutto era partito da un  gruppo di ex studenti che aveva firmato un esposto all’Ordine degli Psicologi affermando che le tecniche di introspezione usate dalla Tomalino avevano provocato loro la ripresentazione o la riacutizzazione di traumi di cui erano portatori. Le accuse che riguardavano questo fronte del processo sono già state espulse su richiesta del pm per decorrenza di termini.
Restava in piedi l’accusa che vede come parte civile l’Ordine degli Psicologi del Piemonte.
Accusa che, secondo il pm Cotti, è stata provata e per la quale ha chiesto una condanna a 6 mesi con consenso favorevole ad una conversione in lavori di pubblica utilità.
«Con i corsi del Teatro della Crescita – ha detto il pm – rivolti a ragazzi alle prime armi nell’arte teatrale e portatori di situazioni personali difficili, l’imputata ha giocato con il fuoco e alcuni di loro si sono scottati. Più che un metodo di apprendimento teatrale, il Teatro della Crescita è stato un esperimento per la crescita personale della Tomalino in una zona in cui il confine fra tecnica di recitazione e psicoterapia è molto labile. E lei, a mio parere, lo ha superato, approfittando anche dello stato di soggezione che incuteva ai giovani studenti».
«Soggezione? No, vera e propria manipolazione – è stato l’incipit dell’appassionata arringa dell’avvocato Roberta Maccia, parte civile – Lei, con la sua fascinazione e strumentalizzando le confidenze che riceveva da loro a seguito anche di frequentazioni assidue e personali oltre al corso, si era presentata come colei in grado di guarirli dai loro traumi. E lo diceva lei stessa: “Un corso con me vale un anno di psicoterapia”. Era pientamente consapevole che i suoi famigerati “esercizi” di cui i ragazzi hanno un ricordo terribile, sconfinassero nella psicoterapia, anche quando si poneva come “life coach” professione per la quale la Cassazione ha ribadito che serva l’iscrizione all’Ordine degli psicologi».
La difesa di Paola Tomalino è stata sostenuta dagli avvocati Giulia Occhionero e Filippo Testa.
La prima ha fatto una ricostruzione puntuale di come si è arrivati al processo e preso in esame episodio per episodio riconducendoli sempre all’applicazione di teniche di teatro sulla scorta di quanto detto anche dai loro consulenti.
L’avvocato Testa ha invece sottolineato come dei circa 40 corsisti del TdC solo 6 hanno fatto denuncia. «Non si sono inventati le cose, ma sono quelli più fragili e autosuggestionabili in seguito ai loro traumi personali. E hanno cercato nella Tomalino un “capro espiatorio” per la loro sofferenza emotiva. Quasi tutti erano già in terapia o ci erano andati, dunque nessuna responsabilità dell’imputata che, semmai, può essere accusata di non essersi resa conto di chiedere troppo ad alcuni dei suoi allievi».

Alla lettura della sentenza l’insegnante di teatro era presente, come lo è stata a tutte quelle del processo ma non ha rilasciato dichiarazioni. Lo hanno fatto per lei i suoi due avvocati: «Ci aspettavamo un’assoluzione perchè convinti che sia la condotta della nostra assistita che gli atti portati al cospetto del giudice dimostrano la totale mancanza di volontà di psicanalizzare o curare i ragazzi. E non essendoci dolo, non sta in piedi il reato. Attendiamo le motivazioni ma possiamo annunciare sin da ora il ricorso in Appello» hanno detto i difensori Occhionero e Testa.

Erano presenti anche alcuni dei ragazzi che avevano firmato l’esposto. Non più parte del processo hanno comunque seguire fino in fondo questa vicenda che li ha comunque turbati molto.

«E’ un risultato particolarmente importante, sia per l’Ordine degli Psicologi del Piemonte, sia per tutte le giovani vittime di quel meccanismo perverso, che hanno ottenuto, sia pure indirettamente, giustizia» il commento dell’avvocato di parte civile Maccia mentre Giancarlo Marenco, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte ha affermato: «Desidero esprimere la mia soddisfazione per la recente sentenza del Tribunale di Asti che ha riconosciuto e condannato un delicato caso di esercizio abusivo della professione. L’Ordine degli Psicologi del Piemonte, che rappresento, combatte ogni forma di abusivismo, per tutelare la dignità del lavoro delle Psicologhe e degli Psicologi e la sicurezza dei cittadini. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questo importante risultato: le forze dell’ordine, l’autorità giudiziaria, il nostro legale, per l’attenzione e la determinazione con cui è stato seguito il caso. Sono certo che questo risultato rappresenti un monito affinché la professione sia esercitata esclusivamente da chi ne ha davvero titolo».

 

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