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Cronaca
Provincia di Asti

Asti, l’avvocato conferma: «L’ordinanza contro i piccioni si può impugnare«

L’avvocato Erik Bodda analizza la vicenda sul fronte giuridico.

L’ordinanza contro l’abbattimento dei piccioni firmata dal presidente Rasero per i prossimi cinque anni può essere impugnata.

Ad occuparsi di questa vicenda che tiene banco nelle afose giornate pre ferragostane, anche l’avvocato Erik Bodda, che da anni si occupa di questioni ambientali, amministrative e condominiali.

«Ho ritenuto di approfondire la questione giuridica redigendo un parere pro veritate a titolo di liberalità per fare chiarezza su una vicenda che sta ineressando profondamente il territorio astigiano in questi giorni».

Ha analizzato il provvedimento ed è arrivato alla conclusione secondo la quale il Piano approvato dalla Provincia, pur presentando alcuni punti di forza, sia caratterizzato da significative criticità che offrono concrete possibilità di successo per un’eventuale impugnazione giurisdizionale».

I punti di forza. E’ stato dettato su un consolidato fondamento normativo rispetto alla legge 11 febbraio del 1992, numero 157. Inoltre, per stessa ammissione del consigliere delegato Davide Migliasso, prima dell’approvazione la Provincia di Asti ha condotto un censimento accurato secondo un metodo riconosciuto. Inoltre ha previsto una strategia che privilegia inizialmente i metodi preventivi come cannoncini a gas, sagome dissuasive, sistemi di occlusione prima di ricorrere ai metodi cruenti differenziando gli  interventi tra ambito urbano nel quale sono autorizzate solo le gabbie-trappola e tra ambito rurale con abbattimento controllato. E’ inoltre previsto un sistema di rendicontazione, formazione degli operatori e monitoraggio biennale degli interventi.

I punti di criticità. L’avvocato Bodda li ha individuati nella carenza istruttoria secondo la quale il Piano non specifica il numero preciso di esemplari da abbattere nè fornisce un cronoprogramma dettagliato degli interventi. E poi la violazione del principio di gradualità, ovvero, come già il Tar del Lazio ha evidenziato in una sentenza del 2014, l’applicazione simultanea di metodi preventivi e quelli cruenti contrasta con la normativa che prevede l’abbattimento come estrema ratio.

Altro punto con profilo di illegittimità proposto dal legale, è la sovrapposizione di attribuzioni tra Provincia e Comuni per l’adozione di ordinanze perchè potrebbe configurare un uso improprio di tale strumento amministrativo oltre ai rischi di gestione incontrollata visto che gli abbattimenti possono essere fatti da soggetti privati muniti di porto d’armi. Ultimo profilo quello costituzionale visto che, secondo il legale, il Piano non considera adeguatamente la tutela dell’ambiente e degli animali.

Dunque, in conclusione, più ombre che luci sulla decisione della Provincia, sotto il profilo giuridico.

E le associazioni animaliste possono contestare il provvedimento con un ricorso al Tar Piemonte, la richiesta di sospensiva cautelare del piano di abbattimento ed esercitare l’azione inibitoria collettiva che consente di ottenere l’ordine di cessazione degli abbattimenti perchè avverrebbero a danno di tante persone.

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