Aveva lavorato per la difesa di Alberto Stasi
Un consulente noto alle cronache nazionali per l’omicidio di Garlasco in cui difendeva l’imputato Alberto Stasi è comparso nell’ultima udienza del processo Barbarossa a difesa di uno degli imputati, Sandro Caruso.
L’ingegner Alessandro Borra, infatti, è stato chiamato per rivedere le trascrizioni delle intercettazioni ambientali che hanno interessato Caruso in merito all’accusa di concorso in minacce ad un ladruncolo di Costigliole e per l’analisi delle celle telefoniche sul posizionamento del suo cellulare la sera in cui avvenne la rapina della quale è accusato.
Il rumore delle portiere che sbattono a favore dell’imputato
Sulla prima circostanza, Caruso ha sempre ammesso di aver accompagnato Salvatore Stambè a casa dell’uomo che aveva sottratto attrezzi agricoli e altro materiale ad un uomo di oltre 90 anni. Il capo d’accusa parla di una vera e propria spedizione fortemente intimidatoria, così come confermato dalla stessa vittima in aula. Ma Caruso ha anche sempre detto di essersi prestato solo ad accompagnare lo Stambè per cercare di far riavere le attrezzature all’anziano di cui era amico. E ha anche sempre detto di non aver assistito al colloquio fra Stambè e il ladro perché era rimasto in auto a qualche decina di metri.
Una circostanza che è stata ricostruita dal consulente sulla base delle intercettazioni ambientali derivanti dalla microspia sistemata sull’auto di Stambè dai carabinieri che stavano già indagando sul gruppo che stava seminando il terrore a Costigliole.
Sentite in aula le intercettazioni
Da un’analisi dell’audio (in alcune parti è stato fatto sentire in aula ai giudici) il consulente avvalora la versione di Caruso in quanto si sente Salvatore Stambè che ordina a Caruso di “tirare avanti la macchina perché non vuole che la investano” e dal rumore di apertura e chiusura delle portiere sembra confermato che non sia mai sceso dalla vettura. Correggendo anche l’attribuzione di una frase incriminante allo Stambè e non a Caruso.
Un’unica cella per il teatro della rapina e la casa dell’imputato
Per quanto riguarda l’altra accusa, quella di rapina, che collocherebbe Caruso sulla scena del reato in quanto il suo telefonino ha agganciato la cella vicina alla casa in cui si è consumata, l’ingegner Borra ha dimostrato che quella cella è la stessa che copre l’abitazione di Caruso. Quindi non si può dire se quella sera Caruso fosse a casa sua a mangiare la pizza con la famiglia (come sostenuto dall’imputato) o fosse coinvolto nella rapina.
Si attende la super testimonianza
La prossima udienza si terrà martedì prossimo con un importante appuntamento: quello con l’imputato Rocco Zangrà, già condannato in rito abbreviato, considerato il referente della ‘ndrangheta per le zone di Alba ed Asti il quale ha anticipato che intende rispondere alle domande di pm e difensori.