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Cronaca
Tribunale di Asti

Asti, maltrattamenti psicologici alla compagna: condannato a 5 anni

La obbligava a tenere il telefono acceso in chiamata quando si trovava al lavoro per ascoltare le sue conversazioni durante il turno

Una condanna importante quella che è stata dettata oggi al tribunale di Asti nei confronti di un uomo accusato di maltrattamenti nei confronti della sua ex convivente.

Non gli sono state addebitate lesioni o percosse fisiche, ma un comportamento che ha portato la donna al totale isolamento e all’alienazione da amici, colleghi e parenti.

L’uomo, Daniele C. (la coppia ha un figlio in tenerissima età), è stato condannato a 5 anni di reclusione, contro i 4 chiesti dal pm Fiz.

Che vanno ad aggiungersi ad una precedente condanna ad 1 anno e 8 mesi per accuse del tutto analoghe a quelle che gli sono state contestate nel processo che si è chiuso oggi in primo grado.

L’uomo, che di mestiere fa la guardia giurata, ha tenuto comportamenti continui e ripetuti che derivano dalla sua mania di controllo sulle persone che gli vivono accanto.

La ex convivente, costituitasi parte civile con l’avvocato Maurizio Lattanzio ad assisterla, ha fatto in aula un drammatico racconto di come fosse la sua vita con lui: le aveva imposto di cancellare ogni profilo dai social, non voleva che uscisse di casa da sola senza di lui, l’aveva completamente allontanata dagli amici e dalla sua famiglia di origine. Un isolamento che, nell’altro processo, aveva portato la compagna di allora a licenziarsi. In questo cosa invece non è riuscito a convincerla ad abbandonare il lavoro però la sua ossessione era tale che le imponeva di tenere il telefono in chiamata aperta mentre svolgeva il suo turno. La donna svolge un lavoro a contatto con il pubblico e in questo modo lui ascoltava tutto ciò che diceva e ciò che i clienti dicevano a lei, soprattutto gli uomini.

Una situazione che, ad un certo punto, ha raggiunto un limite tale da spingere la donna a denunciarlo per sottrarsi al suo controllo completo.

Il collegio di giudici, presieduto dal dottor Sparacino, con i colleghi Dunn e Bosticco, nello stabilire la pena ha anche tenuto conto della precedente condanna per le accuse sovrapponibili, segno di comportamenti recidivi.

«Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza – commenta l’avvocato Alberto Bazzano, difensore dell’imputato – ma riteniamo fin d’ora che la condanna non sia commisurata ai fatti. Riteniamo che le circostanze riferite possano essere fortement ridimensionate e valuteremo il ricorso in Appello».

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