Se in giro questa estate è calda, lo è ancora di più al canile municipale di Asti dove i volontari si trovano ad affrontare due diverse emergenze.
La prima riguarda un fenomeno nuovo: se è vero che sono diminuiti gli abbandoni di cani (a causa anche della facile rintracciabilità e denuncia del proprietario tramite il microchip dell’animale), è altrettanto vero che continuano ad essere tanti coloro che non vogliono più occuparsi dei loro animali.
Tecnicamente si chiama “rinuncia della proprietà” ed è Alice Borio, volontaria, a spiegare di cosa si tratti.
«Si presentano da noi con il loro cane regolarmente microchippato e ci chiedono di ritirarlo. Le motivazioni sono le più disparate: “Mi trasferisco in un’altra casa che non dispone di giardini e aree adeguatamente grandi per il cane”, “E’ il cane di un mio parente morto e nessuno di noi può tenerlo”, “Questo cane abbaia troppo forte e i vicini di casa hanno minacciato di denunciarci”, “In casa mio figlio (o qualche altro parente) è improvvisamente diventato allergico al pelo del cane”, “E’ arrivato un neonato in famiglia e non vogliamo che conviva con il cane”, “Ho trovato questo cane nel mio cortile ma non è mio e non posso tenerlo”».
A volte, poi, si tratta di cucciolate nate da cani non sterilizzati e i proprietari non sanno che farsi di così tanti piccoli.
Un elenco lungo di motivazioni che Alice e gli altri volontari del canile hanno imparato a “leggere” tra le righe.
«Ormai riconosciamo a pelle se si tratta della verità o se è solo una scusa per disfarsi del cane – spiega ancora – Il nostro lavoro è quello di indagare bene quali siano i motivi che hanno portato alla rinuncia della proprietà e proponiamo delle soluzioni, offriamo ai proprietari gli indirizzi giusti per trovare una modalità di convivenza con il loro cane senza arrivare all’abbandono.
Spesso, infatti, si tratta solo di casi in cui i proprietari non sanno gestire bene i loro animali».
Quella segnalata dal canile di Asti è una tendenza generalizzata che viene in parte addebitata ai due anni di pandemia in cui era cresciuto molto il numero di persone che avevano preso in casa un cane ma senza profonde convinzioni e ora, con la ripresa della vita normale, lo trovano un peso.
Ma al canile di Asti arrivano anche tanti gatti trovatelli e randagi.
«Noi non sappiamo più come dirlo: sterilizzate le femmine, fate in modo che non ci siano intere cucciolate da sistemare, altrimenti non ci sarà mai fine all’abbandono dei gatti – dice ancora Alice – Noi abbiamo continuamente persone che ci portano dei cuccioli appena nati trovati a bordo strada, nei parchi comunali oppure direttamente gettati nei cortili delle case.
E questo accade soprattutto nei paesi di campagna.
Ad Asti non esiste un gattile, noi qualcuno possiamo accoglierlo, ma non siamo strutturati per questo».