Con la condanna a 10 anni di reclusione che ha raggiunto Gaetano Schillaci, arriva un altro duro colpo a chi intende ripristinare il clima di terrore e di lotta fra bande per la supremazia dei traffici illeciti che hanno nel quartiere popolare Praia il loro cuore.
Senza esclusioni di colpi e di “spedizioni punitive” che, a cascata, provocano altri reati alzano il livello di pericolosità della comunità che vive in quel largo quadrilatero di palazzoni.
E’ proprio il caso per il quale è stato condannato Schillaci, in aula difeso dall’avvocato Folco di Torino, per rispondere in rito abbreviato di tentato omicidio. Vittime designate Pietro Basile e la sua fidanzata, residenti in un alloggio al piano rialzato di via Pasolini. Nel luglio del 2022, mentre i due stavano mangiando, sono stati sparati cinque colpi di pistola contro le finestre del loro appartamento, ad altezza uomo. Considerando che erano seduti a tavola, solo un miracolo ha impedito che uno di loro venisse attinto da un colpo.
Le indagini dei carabinieri coordinate dal pm Deodato hanno portato direttamente a Schillaci.
La “spedizione punitiva” ha provocato anche un ferito grave che nulla aveva a che fare con la faida interna che si stava consumando.
Per la logica dei “reati a cascata”, Basile, spaventato e agitato dagli spari contro la finestra di casa sua, era uscito in strada impugnando un coltello e aveva aggredito il primo passante che aveva incontrato, convinto fosse l’autore dell’agguato. Un uomo invece totalmente estraneo a tutto cui Basile ha staccato il naso con una coltellata; un’aggressione feroce che è stata punita con una condanna ad 8 anni.
Che Schillaci maneggiasse armi con disinvoltura è anche in altri due capi di accusa; in uno fa vedere una pistola a conoscenti che evitano di lasciarci le impronte, in un altro procura un’arma su ordine di un detenuto. E sempre per ordine dello stesso detenuto, procura anche della droga da inviargli in carcere per alimentare lo spaccio fra detenuti.
Gli altri imputati
Lo spaccio è sull’altro fronte del processo che si è tenuto a carico di tre coimputati di Schillaci.
A loro, Jessica Giovane, Mattia Pisano e Jari Stennardo, sono imputate svariate cessioni di droga (marijuana e cocaina).
Anche per loro sono arrivate tutte condanne: Giovane, difesa dall’avvocato Zandra di Genova, a 1 anno e 10 mesi, Pisano difeso dall’avvocato Caranzano a 1 anno e 6 mesi e Stennardo, difeso dall’avvocato Furlanetto a 1 anno e 10 mesi.