L’avevano chiamata Operazione “Oro Nero” quella che, esattamente due anni fa, aveva portato agli arresti domiciliari tre persone che sono state rinviato a giudizio insieme ad altri due. E che, nei giorni scorsi, sono usciti assolti dal processo celebrato in rito abbreviato al Tribunale di Torino.
L’indagine era stata portata avanti dai carabinieri del Noe di Torino ed Alessandria coordinati dalla Dia di Torino. Al centro vi era un’azienda di Castello d’Annone, la A.R. srl di Castello d’Annone che si occupava di trasformazione dei rifiuti in materia prima secondaria. Una procedura che consente il riciclo di determinati tipi di scarti (in questo caso terre e rocce da scavo, fanghi da depurazione e scorie di fonderia) in materiale utilizzato per i fondi stradali e le coperture delle discariche di rifiuti pretrattati. La A.R., infatti, era anche fornitrice di Gaia spa, la società astigiana che gestisce gli impianti di trattamento rifiuti che acquisiva parte di questo materiale lavorato per la discarica di Cerro Tanaro.
L’accusa era quella di operare con un’autorizzazione illegittima perché frutto di valutazioni di relazioni tecniche “concordate” e costruite a tavolino solo per ottenere le certificazioni necessarie al rilascio del documento autorizzativo.
Non solo, anche nel concreto, l’azienda A.R. non avrebbe adempiuto alle operazioni di trattamento previste dalla legge per renderli “innocui” nel loro secondo ciclo di vita, ma sarebbero stati sottoposti solo a semplici operazioni di miscelazione e omogeneizzazione che ne trasformavano l’aspetto ma non la sostanza e, dunque, la loro nocività.
A processo erano finiti l’imprenditore Giuliano Passalacqua, amministratore della A.R., il suo consulente ambientale ingegner Sandro Gennaro, il manager Nicola Bassanetti, il direttore tecnico di un laboratorio analisi Giampaolo Agnella, il funzionario della Provincia Fabio Quirico, oltre alle società di Passalacqua, la AR Srl e la TRE.SO Srl di Bassanetti.
Ognuno con vari livelli di responsabilità nel rilascio dell’autorizzazione alla società di Passalacqua.
I difensori (avvocati Alberto Avidano e Vittorio Rossini per Passalacqua, il solo Avidano per Agnella, Simone Vallese per Gennaro, Ferruccio Rattazzi per Quirico e Federico Cecconi per Bassanetti) hanno chiesto il giudizio con rito abbreviato condizionato alla testimonianza di alcuni consulenti in materie di autorizzazioni ambientali. La società AR è stata difesa dall’avvocato Clemente Grosso di Torino mentre la Tre.so dall’avvocato Andrea Milani, sempre di Torino.
Il pm aveva chiesto condanne dai 2 ai 4 anni, a seconda delle posizioni processuali, ma il giudice ha invece dettato sentenza di assoluzione riconoscendo non solo l’esistenza ma anche la validità dell’autorizzazione in possesso della società di Passalacqua.
Dunque assoluzione per tutti con una sola ammenda a carico di Passalacqua e Gennaro per alcune inosservanze minori.
Accanto alla soddisfazione per l’assoluzione, Giuliano Passalacqua non nasconde l’amarezza per questi due anni di indagine e processo.
«Siamo stati assolti dall’accusa di traffico illecito di rifiuti perché il fatto non sussiste – riassume l’imprenditore – e questa vicenda, ha creato non solo danni economici, morali e di immagine a me e a tutti gli altri imputati, ma ha posto a serio rischio la stessa sopravvivenza della mia azienda».