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Cronaca
Codice rosso

Asti, obbligata dall’ex compagno a rispondere a chat erotiche

L’uomo a processo per maltrattamenti e violenza domestica

In tutti i processi che riguardano violenze domestiche ci sono dei tratti comuni denunciati da tutte le donne. Ma poi, ogni volta, ci sono dei dettagli che rendono ogni processo per “codice rosso” diverso da un altro, quasi come un segno distintivo del rapporto sbagliato.
Nei giorni scorsi davanti al collegio di giudici Giannone, Bonisoli e Sparacino, la storia di una giovanissima donna che si è costituita parte civile con l’avvocato Francesca Maccario. Sul banco degli imputati l’ex marito difeso dall’avvocato Malabaila che ha ascoltato il racconto delle violenze denunciate dalla donna.
Su domande del pm Macciò, la donna ha risposto che l’ex compagno l’aveva inizialmente allontanata da amici e dalla famiglia di origine che pure abitava non lontano. Ma la coppia viveva in un posto isolato, lei non aveva la patente, non aveva un lavoro e non le era consentito utilizzare i social.
L’unica uscita concessa, secondo la sua deposizione, era quella settimanale per andare a fare la spesa ma sempre accompagnata dal compagno o dai suoi parenti che si occupavano anche di portare i bambini a scuola.
«In casa la situazione era sempre tesa – ha raccontato la donna – anche quando c’erano i bambini bisogna sempre fare silenzio e non dargli fastidio». Ha raccontato di molti episodi di minacce, di insulti, di lanci di cose addosso, di percosse, di un caso in cui l’ha ferita con un coltellino svizzero. E quasi sempre davanti ai due bambini piccoli cui l’uomo ripeteva sempre che non avrebbero dovuto mai raccontare a nessuno cosa succedeva in casa.
La particolarità che ha reso questo processo diverso dagli altri, risale a quando l’uomo, per ragioni di salute, perse il lavoro.
«Mi ha costretta ad iscrivermi a diversi siti di incontri on line – ha raccontato la donna in aula – per farmi guadagnare dei soldi visto che lui non riusciva più a lavorare. Dovevo tenere delle chat erotiche con clienti ai quali dovevo vendere foto di nudi di ragazze che lui aveva sul suo cellulare ma che non so da dove arrivassero. I soldi venivano versati su una Postepay ma io facevo in modo di non vendere perchè non volevo farlo».
Dopo la denuncia, l’uomo era stato allontanato dalla famiglia, ma è accusato di aver postato sui sociali foto e video di rapporti intimi con la ex. Lei ricordava quelle riprese ma ha ribadito di non aver mai dato il consenso alla pubblicazione. Di cui venne informata dalla madre e dalla sorella.
Su domande del difensore Malabaila ha ammesso di aver fatto acquisti di biancheria sexy e di aver fatto foto quando l’indossava. Ha ammesso anche iscrizioni a piattaforme a sfondo erotico ma sottolineando che era sempre su richiesta insistente dell’ex.
«Non ricordo di aver passato un’intera settimana senza essere stata picchiata» ha concluso.

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