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Cronaca
Procura della Repubblica

Asti, omicidio Indino: chiusa l’indagine, resta un solo indagato

L’autista di 54 anni venne ritrovato morto a colpi di spranga in Campo del Palio nel giugno del 2015 accanto al suo camion

A quasi sei anni dal delitto, si chiudono le indagini sull’omicidio di Francesco Indino, l’autista di 54 anni trovato morto in un lago di sangue in Campo del Palio il 25 giugno 2015.

Un’inchiesta lunga, complicata e travagliata, anche per il susseguirsi di magistrati che si sono avvicendati a capo delle indagini e una decisione del Tribunale del Riesame che aveva annullato gli arresti di cinque persone, tre italiani e due albanesi, sui quali la Squadra Mobile aveva raccolto indizi di colpevolezza.

Ora, a distanza di tre anni da quegli arresti poi annullati, i sostituti procuratori Deodato e Macciò che hanno “ereditato” l’indagine, hanno messo un primo punto a questa vicenda. Non senza qualche sorpresa rispetto alle prime ricostruzioni investigative.

Francesco Indino, la vittima

Infatti, nell’ordinanza di custodia cautelare che aveva svelato la prima volta l’ipotesi accusatoria, si leggeva che ad uccidere a colpi di spranga l’autista fossero stati  Calogero Milioto, Alban Hila e Afrim Jahja, dipendenti di Massimo Blandini, titolare di un’azienda di commercio di ortofrutta presso la quale si serviva il datore di lavoro di Indino, Stefano Bagnasco, anch’egli titolare di un’attività di compravendita di ortofrutta. Era Indino, infatti, a gestire per conto del suo datore di lavoro, tutta l’attività di acquisto della merce. Bagnasco avrebbe accumulato un consistente debito per forniture non pagate e in queste somme in sospeso andava ricercato il movente dell’omicidio. In quella prima ricostruzione, Indino era stato accompagnato proprio da Bagnasco al camion carico di merce parcheggiato in Campo del Palio pronto per andare a fare il mercato a Moncalvo. Ed è lì che sarebbe stato aggredito dai tre mandati da Blandini e Bagnasco era stato ritenuto un mero testimone del pestaggio mortale.

Responsabilità ribaltate

Versione molto diversa quella che compare invece negli atti di conclusione delle indagini preliminari notificate due giorni fa agli indagati.

Intanto per Blandini, Milioto, Hila e Jahja sono gli stessi pm a chiedere l’archiviazione non ritenendo sufficienti gli indizi raccolti a loro carico.

Cosa molto diversa per Stefano Bagnasco che rimane l’unico indagato per omicidio.

A questa conclusione la Procura è arrivata in seguito a nuove attività di indagine e relazioni degli inquirenti.

La nuova ricostruzione addebita interamente a Bagnasco l’efferata aggressione a colpi di spranga che ha provocato la morte del suo dipendente.

Al centro sempre quel debito di circa 19 mila euro che Bagnasco doveva alla ditta di Blandini. Quei soldi erano stati chiesti più volte, anche con durezza, ma non erano mai arrivati così Blandini avrebbe deciso di coinvolgere Indino per convincere il suo datore di lavoro a saldare quanto dovuto.

E sarebbe in quest’opera di “mediazione” fra il suo datore di lavoro e i suoi creditori che Indino avrebbe fatto la mossa sbagliata che scatenò la furia di Bagnasco nei suoi confronti.

Quel 25 giugno, secondo la ricostruzione degli investigatori, vi fu un incontro, organizzato da Indino, fra Bagnasco e i suoi creditori. Un incontro che avvenne prestissimo, in Campo del Palio, mentre ancora tutta la città dormiva.

Durante l’incontro Indino avrebbe fatto gli interessi dei creditori più che del suo datore di lavoro, almeno agli occhi di Bagnasco che, preso da rabbia, lo avrebbe brutalmente aggredito con una spranga di ferro fino a provocarne la morte per gravissime fratture alla testa. Fu così, in un lago di sangue, che un passante mattutino diretto alla stazione ferroviaria, trovò l’autista ai piedi del suo camion carico di frutta e verdura destinata ai banchi del mercato.

Su questa ricostruzione e sulla chiusura indagini, il difensore di Bagnasco, l’avvocato Alberto Avidano, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Indino era padre di  un bambino  in tenera età avuto dalla compagna assistita dall’avvocato Broda. Parti offese anche fratelli e sorelle dell’autista, la moglie e altri tre figli avuti durante il matrimonio.

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