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Cronaca
Delitto di Piazza del Palio

Asti, orari, movente e vestiti nel ricorso contro l’assoluzione dell’unico imputato per la morte di Indino

Presentato dalla Procura Generale di Torino. In primo grado l’imputato era stato condannato a 16 anni ma l’Appello lo ha assolto

Non è ancora finita per Stefano Bagnasco, condannato in primo grado dal Gip di Asti a 16 anni per l’omicidio del camionista Francesco Indino e poi assolto con formula piena dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino nel maggio scorso.
La Procura generale torinese ha fatto ricorso in Cassazione e lo ha depositato pochi giorni fa, contestando le conclusioni di assoluzione.
Conclusioni che erano state motivate argomentando tre circostanze.

L’ora dell’omicidio

La prima riguardava il momento in cui avvenne la tragica morte di Indino colpito da svariate e violente sprangate al capo. La Corte d’Assise d’Appello colloca il “momento omicidiario” dalle 4,48 di quel 25 giugno 2015 in avanti; momento in cui l’auto di Bagnasco viene ripresa dalle telecamere cittadine lasciare piazza del Palio, luogo in cui mezz’ora dopo un pendolare rinvenirà il corpo senza vita di Indino.
Su questo punto, la Procura generale nel ricorso insiste per la lettura che ha dato in primo grado il Gip che ha condannato Bagnasco. Ovvero che l’omicidio sia avvenuto alle 4,45 quando l’imputato era ancora sulla piazza. A sostegno di questa affermazione, la testimonianza di un residente che ha sentito distintamente le urla disperate di Indino provenire dalla piazza “Basta, mi fate male, basta”. E’ sicuro dell’ora perché era sveglio per via dell’insonnia e aveva guardato l’ora sulla tv accesa per tenergli compagnia. Circostanza che in Appello è stata ignorata liquidando il testimone come persona anziana non attendibile. Ma, dice la Procura generale, il testimone, pur anziano, è perfettamente lucido, è stato sicuro nella sua deposizione ed è un ex ingegnere, persona usa alla precisione.

Il movente

Altro punto preso in considerazione è il movente: Bagnasco avrebbe ucciso Indino perché si era fatto intermediario di un debito di circa 20 mila euro che aveva con alcuni fornitori e che non riusciva a pagare. Il fatto che il suo camionista avesse accettato questo ruolo sarebbe stato visto da Bagnasco come un “tradimento”.
Per la verità, su questo punto, tutti convengono che è un argomento “scivoloso ed inafferrabile” ma a suo sostegno, dice la Procura nel ricorso, vi è la sistematica opera di depistaggio dell’imputato che ha cancellato dalla memoria del suo cellulare i messaggi intercorsi fra lui e il fornitore che vantava il credito. E poi, si legge nel ricorso, il movente è irrilevante quando c’è la prova di responsabilità dell’omicidio attribuita all’imputato. E per la Procura questa prova è la sua presenza in piazza del Palio al momento dell’omicidio.

Abiti indossati e capelli bagnati

Ultimo motivo importante che ha portato all’assoluzione di Bagnasco in appello riguarda i suoi vestiti. Una barista ha confermato che Bagnasco, quando è arrivato sul luogo dell’omicidio chiamato dalla Polizia, era vestito come al mattino presto, quando è andato a prendere da lei il caffè con la vittima. Quindi, per i giudici torinesi, non può essere stato lui perché i colpi inferti ad Indino hanno provocato una “mattanza”, come scritto dal medico legale e non avrebbero potuto non lasciare copiose e vistose tracce sugli indumenti di chi ha agito.
Per la Procura convinta invece della colpevolezza di Bagnasco, quei vestiti indossati sono molto generici e l’uomo, nel suo armadio, dispone di più capi simili. Poi quelle dichiarazioni di una dipendente che ha detto che quando Bagnasco è arrivato in piazza del Palio aveva i capelli bagnati, come se si fosse fatto una doccia (a questo proposito lui era passato da casa dei genitori che disponevano di un bagno annesso al garage, dove avrebbe potuto lavare via le tracce dell’aggressione mortale). Cui si aggiunge il ritardo con il quale è andato a recuperare gli altri dipendenti, cosa assolutamente non comune per uno puntuale come lui. E poi ancora la sparizione delle scarpe da ginnastica indossate il giorno dell’omicidio, la sparizione dei tappetini anteriori della Fiat Sedici che guidava quel giorno e la pulizia dei pedali della stessa auto con la candeggina. Tutto farebbe pensare ad un’opera di ripulitura da eventuali tracce di sangue.
Ed è su questi argomenti che l’omicidio di Indino sarà valutato dai giudici della Suprema Corte. Attesa che riguarda anche la famiglia della vittima, costituitasi parte civile con l’avvocato Renata Broda.

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