Una dipendenza, quella dall’alcol, che aveva gettato tutta la famiglia in un incubo che cominciava quando lui rientrava a casa.
Ricostruito in aula di tribunale, davanti ai giudici Giannone, Rosso e Colombaro, il clima di terrore che ha portato l’imputato ad una condanna a 2 anni e 1 mese per maltrattamenti nei confronti della moglie e della figlia maggiore costituite parte civile con l’avvocato Gianluca Bona.
I racconti fatti in aula sono quelli di un uomo che non aveva alcun rispetto né per la moglie, né per i figli che assistevano al trattamento che riservava alla donna: insulti, minacce, offese pesanti, schiaffi, oggetti tirati addosso. Rientrava tardi a casa e spesso era ubriaco.
Quando non trovava la moglie (che lavorava come badante e dunque talvolta passava le notti agli anziani che seguiva), se la prendeva con i figli, svegliandoli incurante del fatto che al mattino seguente dovessero andare a scuola e parlava male della loro madre, con termini anche molto pesanti ed offensivi.
Per dare l’idea del livello cui era arrivato, la figlia maggiore ha riferito che una volta aveva detto a lei e ai suoi fratelli più piccoli che un giorno o l’altro avrebbero trovato la testa della madre tagliata nel lavandino della cucina.
Un altro episodio ha visto l’uomo, ubriaco, entrare dal giardino, dirigersi verso il bagno in cui la moglie stava facendo il bagno alla piccola di casa, sfondare la porta a pugni ed entrare per prendersela con la donna.
Proprio dal terrore provato quella sera da tutta la famiglia, la donna ha deciso di sporgere denuncia contro l’uomo, perché, ha detto in aula, ha capito che avrebbe potuto fare del male anche a loro.
Clima che l’imputato non si è preoccupato di smentire, ammettendo di aver picchiato la moglie perché “sono un uomo molto geloso”.
Il pm Cotti ha chiesto per lui una condanna a 3 anni, lievemente “scontata” dal collegio di giudici che gli ha imposto anche una provvisionale di 5 mila euro come anticipo di risarcimento danni.