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Cronaca
Sentenza

Asti, per l’omicidio del camionista in Campo del Palio arriva l’assoluzione dell’unico imputato

Poco fa la sentenza alla Corte d’Assise d’Appello di Torino. Formula ampia per assolverlo: non ha commesso il fatto. In primo grado era stato condannato a 16 anni

E’ uscita poco fa la sentenza alla Corte d’Assise d’Appello di Torino per l’omicidio di Francesco Indino, camionista di Montechiaro trovato ucciso a colpi di spranga all’alba del 25 giugno di otto anni fa in Campo del Palio.

L’unico imputato per quell’omicidio, Stefano Bagnasco, è stato assolto.

I giudici torinesi hanno così ribaltato la sentenza di primo grado che aveva condannato l’uomo a 16 anni. Il gup Belli aveva ritenuto provata la sua responsabilità in ordine all’omicidio così come prospettato dai pm Deodato e Macciò che avevano ripreso in mano le indagini dopo un avvicendamento di sostituti procuratore.

A suo carico le immagini della videosorveglianza di Campo del Palio nei momenti indicati dai testimoni e dal medico legale come quelli in cui si è consumato l’efferato omicidio.

Bagnasco, difeso dall’avvocato Avidano, ha sempre sostenuto di essere stato presente in piazza quel mattino ma solo per accompagnare quello che all’epoca era il  camionista alle sue dipendenze, all’automezzo lì parcheggiato, carico di frutta e verdura per i mercati del giorno. Ha sempre sostenuto che quando lo aveva salutato per andarsene, Indino era vivo e vegeto e che non c’erano altre persone in piazza che potessero costituire una minaccia per il camionista.

Tesi ribadita anche questa mattina, in dichiarazioni spontanee, prima che i giudici si ritirassero per il giudizio.

Sul filo dei minuti la sua presenza in entrata e in uscita dalla piazza in quella mattina, con un impianto accusatorio che, evidentemente, non ha convinto i giudici d’appello che lo hanno mandato assolto.

Al processo presente anche la parte civile, rappresentata dall’avvocato Broda, a nome della compagna e del figlio della vittima.

«Non nascondo una grande soddisfazione per un esito nel quale abbiamo sempre fortemente creduto – è il commento a caldo dell’avvocato difensore Alberto Avidano – Attendiamo le motivazioni per comprendere meglio il ragionamento che ha guidato i giudici nella decisione».

 

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