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Cronaca

Asti, perchè Costigliole non affrontò il gruppo di “Barbarossa”?

Argomentata conclusione dell’avvocato di parte civile che rappresenta i comuni di Asti e Costigliole

Citando Alfieri e Pavese

Anche Vittorio Alfieri e Cesare Pavese sono finiti nel processo Barbarossa. Non certo in veste di imputati, ma di numi tutelari della cultura di un territorio tradita dai comportamenti del gruppo di imputati che attendono di essere giudicati per aver aderito, favorito o fiancheggiato la locale ‘ndranghetista scoperta dai carabinieri fra Costigliole ed Asti.
A scomodare i due letterati è stato l’avvocato Dario Barberis, che, insieme al collega Giulio Calosso, ha rappresentato i Comuni di Costigliole ed Asti costituitisi parte civile insieme alla Regione e ad un’unica persona fisica, Giuseppe Di Stefano, piccolo commerciante.

Intervento della parte civile

Lo ha fatto nel suo intervento a distanza di una settimana dalla lunga ed argomentata requisitoria dei pm Castellani e Cappelli che hanno tratteggiato, in oltre 7 ore, una “fotografia” di mafia presente, tutt’altro che silente e, anzi, pronta a far di tutto per affermare il proprio predominio.
Lesione dell’immagine dei due enti come insieme di territorio e comunità e lesione degli interessi collettivi che hanno diritto ad una convivenza pacifica sia sul piano della vita sociale che su quello della vita economica e produttiva.
Nel ragionamento che ha poi portato ad una importante richiesta di risarcimento danni, l’avvocato di parte civile ha toccato un passaggio che fa riflettere.

Ignorate le richieste di soccorso

Riprendendo proprio come spunto alcune frasi dei pm che avevano chiaramente parlato di come, soprattutto il Comune di Costigliole, non avesse raccolto le richieste di soccorso di alcuni personaggi coinvolti nelle vicende di cui tratta il processo.
«Un atteggiamento non attivo – ha detto l’avvocato Barberis – che va ricondotto ad una considerazione mutuata da Giorgio Ambrosoli quando diceva che gli enti sono fatti da persone. E le persone, aggiungo io,  possono provare paura e subire, anche loro, il clima di timore e intimidazione».
Sottolineando però la decisione di costituirsi parte civile per tutelare in sede processuale tutti i suoi cittadini da quell’organizzazione che si presentava «come agenzia di servizi disonesta a disposizione dei meno onesti per danneggiare gli onesti».

Territori “guastati” dalla presenza della locale

Sempre sulla scorta delle conclusioni presentate dai pm, la parte civile ha parlato di come due centri importanti come Costigliole e anche Asti, ricchi di attrattive come la zona Unesco, il turismo enogastronomico, il mondo del vino, l’eccellenza Icif, il Palio, la cultura, le tradizioni contadine, si siano improvvisamente scoperte vulnerate dall’infiltrazione mafiosa.
Per Giuseppe Di Stefano, unica persona fisica che si è costituita parte civile, l’avvocato Barberis ha ricordato la sua testimonianza sofferta, riconducendola al suo ruolo di “anello debole” di tutta la catena che ha subito pressioni che non meritava.
Le conclusioni sono differenziate a seconda della parte civile costituita.

Le richieste di risarcimenti

Per Giuseppe Di Stefano la richiesta è fatta solo nei confronti di Fabio Biglino e Mauro Giacosa con rinvio alla causa civile per la quantificazione finale, ma con una provvisionale immediatamente esecutiva di 7 mila euro.
Il Comune di Asti si è costituito parte civile nei confronti di Fabio Biglino, Pierpaolo Gherlone, Franco Marino, Angelo Stambè e Alberto Ughetto chiedendo una somma non inferiore ai 100 mila euro con provvisionale di 50 mila.
Il Comune di Costigliole si è costituito contro Fabio Biglino, Franco Marino, Angelo Stambè e Alberto Ughetto per una somma complessiva non inferiore a 250 mila euro con provvisionale di 125 mila euro. Si tratta di richieste in linea con quanto già avanzato nei confronti degli imputati dello stesso processo che avevano scelto il rito abbreviato.

Daniela Peira

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