Udienza lampo quella che si è tenuta questa mattina davanti al gup Sparacino del tribunale di Asti che dovrà decidere sul reato di falso ideologico contestato a cinque indagati per il default della Casa di Riposo Città di Asti, la più grande struttura per anziani del Piemonte chiusa ormai da due anni.
Sono i due commissari straordinari che si sono susseguiti nel periodo 2016-2023 Giuseppe Camisola (difeso dall’avvocato Leuzzi) e Mario Pasino (avvocato Invernizzi) e tre revisori dei conti (Luisa Amalberto difesa dall’avvocato Avidano, , Simone Callagher assistito dall’avvocato Arri e Massimo Striglia rappresentnto dagli avvocati Corbellini e Misiano). Stamattina, davanti al gup, non era presente nessuno degli indagati, solo i loro difensori. Ma non erano i soli: presenti anche l’avvocato Riverditi per conto della casa di riposo, l’avvocato Caranzano per la Cisl, Padovani per la Cgil e Piovesan per la Uil. Stamattina la struttura (ora in liquidazione) e i sindacati non si sono ancora costituiti parte civile, ma hanno già annunciato l’intenzione di farlo nella prossima udienza che si terrà a fine giugno quando si entrerà nel vivo della vicenda giudiziaria.
Vicenda che trae origine da un’indagine eseguita dalla Guardia di Finanza di Asti e coordinata dalla Procura della Repubblica sui bilanci degli ultimi sette anni della più grande Ipab del Piemonte, prima della liquidazione. E proprio la relazione redatta dai commissari liquidatori è un importante atto nelle mani dell’accusa.
Agli indagati viene contestato di aver “truccato” i bilanci degli anni dal 2016 al 2023 cercando di coprire il disavanzo crescente (peraltro già ereditato da precedenti amministrazioni) con una posta indicata come “finanziamenti straordinari”. Che, secondo le indagini della Guardia di Finanza, erano del tutto inesistenti e fittizi. Finanziamenti straordinari che esistevano solo sulla carta ma che non avevano alcuna aspettativa reale di entrate nelle casse già esangui della Casa di riposo.
Di qui l’accusa di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici.
«L’indagine è partita a seguito dell’esposto con il quale si chiedeva all’autorità giudiziaria di verificare se nella vicenda che ha portato alla messa in liquidazione della Casa di Riposo Città di Asti, ex Maina, fossero ravvisabili fatti di reato e di assumere i necessari provvedimenti nei confronti dei soggetti responsabili – scrivono le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil in una nota unitaria – Oggi, ad oltre due anni dalla chiusura della struttura, la città ed il territorio hanno perso un importante presidio socio-assistenziale di natura pubblica, creandosi un danno sia ai lavoratori che operavano nella struttura che si sono trovati dall’oggi al domani senza più il proprio posto di lavoro, che alle decine di anziani che si sono visti “deportare” in altre strutture in meno di una settimana senza una preparazione adeguata all’evento, nonché alla città alla quale è venuta meno una risposta al bisogno di assistenza delle categorie più deboli e fragili».