Telefonata insolita quella che domenica mattina i carabinieri hanno ricevuto: il loro interlocutore era un uomo agli arresti domiciliari per scontare una pena definitiva a 2 anni e 2 mesi per il reato di maltrattamenti alla madre.
L’uomo vive in un piccolo paese del nord della provincia e aveva una richiesta molto chiara da fare: il carcere. Voleva che i carabinieri lo portassero in carcere perché lui ai domiciliari non voleva più stare. Vive con moglie, due figli e la suocera in un piccolo alloggio ed evidentemente la convivenza gli stava molto stretta.
Richiesta che i carabinieri hanno ovviamente respinto senza sapere che di lì a poche ore, invece, l’avrebbero esaudita.
Una pattuglia, infatti, lo stesso pomeriggio, durante il consueto controllo del territorio che ricomprende anche la verifica nelle abitazioni di chi è agli arresti domiciliari, non lo ha trovato a casa sua, verbalizzando la sua assenza.
Il giorno dopo lui stesso si è presentato alla stazione carabinieri di competenza costituendosi e dando sempre maggiori segni di agitazione tanto da spingere i militari a chiedere l’intervento di una squadra di soccorritori per calmarlo. Ma è nel tragitto dalla stazione verso il Comando di Asti dove dovevano fotosegnalarlo che l’uomo ha dato in escandescenze e ha colpito più volte i carabinieri.
“Meritandosi” così l’arresto per resistenza a pubblico ufficiale insieme alla denuncia per evasione dai domiciliari. E, di conseguenza, la carcerazione al termine degli accertamenti cui è stato sottoposto in Pronto Soccorso.
Oggi, assistito dall’avvocato Caranzano, ha reso l’interrogatorio davanti al Gip. Ha detto che proprio non riusciva più a sopportare la convivenza in casa, soprattutto con la suocera e che quando è andato per costituirsi aveva alzato un po’ il gomito e non si ricordava nulla di quanto successo, profondendosi in scuse verso i carabinieri per quanto fatto nei loro confronti.
Poi è stato portato al carcere di Asti in attesa del processo per Direttissima che si terrà ad inizio ottobre.