E’ uscita poco fa la sentenza a carico di Luca Rossi, l’uomo accusato di stalking, danneggiamenti e minacce nei confronti della ex fidanzata e della famiglia di lei.
Una storia approdata in tribunale dopo il lavoro di indagine del pm Laura Deodato e della Squadra Mobile i cui agenti erano intervenuti all’epoca dei fatti per arrestare Rossi in flagranza. Lo avevano “aspettato” dalla casa dei genitori dell’ex fidanzata dopo che aveva annunciato di volersi recare lì a dare fuoco all’appartamento. In effetti era stato trovato con una tanica di benzina in auto, un mazza da baseball e un coltello. Le indagini erano poi state portate avanti dall’aliquota Polizia di Stato della polizia giudiziaria al servizio della Procura.
All’udienza conclusiva di oggi, il pm Deodato ha ripercorso non solo quella sera dell’arresto, ma anche quella di dieci giorni prima, quando Rossi, in preda ad un attacco di gelosia, aveva fatto scendere da casa l’ex fidanzata in piena notte, l’aveva portata in auto per mezza Asti, le aveva dato uno schiaffo, le aveva rotto gli occhiali e le aveva frantumato il cellulare. Poi l’aveva aggredita in viale alla Vittoria ed aveva smesso solo grazie all’intervento di una passante.
Molto critica, la dottoressa Deodato, sul comportamento “strafottente” che Rossi ha tenuto in aula durante il racconto della sua versione dei fatti, spesso utilizzando termini irrispettosi nei confronti di tutti. Ma, ha sottolineato, in fondo è stato molto utile perchè con le sue parole non ha fatto altro che avvalorare la tesi dell’accusa. Ha fatto riferimento alla dolorissima testimonianza della ex fidanzata, oggi costituita parte civile insieme al padre entrambi rappresentanti in aula dall’avvocato Denise Laforè.
Il pm ha sottolineato come in questa indagine non ci si trovi di fronte alla sola contrapposizione di versione fra imputato e parte offesa; a corroborare quanto detto dalla ragazza vi sono numerosi riscontri: le condizioni psicologiche della parte offesa che ha dovuto cambiare totalmente vita, le testimonianze di parenti e amici e, soprattutto, i messaggi scritti e vocali rinvenuti nei telefoni sequestrati. Chiedendo una condanna a 4 anni e 3 mesi.
Sulla stessa linea l’avvocato Laforè che ha argomentato come questa vicenda abbia distrutto un’intera famiglia, perchè l’ex fidanzata si è allontanata dalla città di Asti, ha dovuto cambiare lavoro, nucleo famigliare, amici, abitudini e per mesi non ha più voluto avere un cellulare per la paura di essere ritrovata dall’imputato. Senza contare il percorso faticoso di disintossicazione perchè a Luca Rossi è imputato anche il fatto di aver indotto la giovane alla dipendenza da marijuana e cocaina.
Il difensore di Rossi, l’avvocato Maurizio Toppino, legge la “strafottenza” e le parolacce uscite durante la deposizione dell’imputato non come segno negativo, ma come sintomo di genuinità e sincerità di quanto riferito.
Non giustifica le percosse di quella sera in auto ma dice che erano state scaturite dalla scoperta di un tradimento della ragazza, sottolinea le scuse rivolte il giorno dopo quella brutta notte ricordando che l’imputato voleva chiudere la relazione ma ogni volta che entravano in argomento lei lo minacciava dicendo che se lo avesse fatto, lo avrebbe denunciato.
Sul fatto più grave delel minacce e dell’arrivo sotto casa dei genitori della parte offesa con una tanica di benzina, il difensore parla di gesto così plateale da non poter significare davvero la volontà di nuocere. Chiedendo l’assoluzione dal reato di stalking e la derubricazione in violenza privata o molestie.
Il giudice Chinaglia ha condannato l’imputato a 2 anni e 3 mesi e al pagamento di una provvisionale di 20 mila euro alla ragazza e di 5 mila euro al padre.