Un caso di stalking destinato a fare “scuola” per la sua singolarità. Arriva da Asti, infatti, il processo dove imputati per il reato normalmente riservato ad ex coniugi, fidanzati o amanti, sono due genitori e parte offesa è la figlia.
Gli imputati hanno 70 e 72 anni e non hanno mai avuto problemi con la giustizia fino a qualche anno fa, quando la loro figlia, sposata e madre di due bambini, ha annunciato l’intenzione di separarsi. Una decisione che i genitori hanno preso persino peggio del marito della donna.
Per formazione culturale e religiosa, i genitori si sono immediatamente messi sul piede di guerra per far cambiare idea alla figlia. Ed è nato il calvario che ha portato la donna a denunciarli per stalking. Denuncia che si è trasformata in processo vinto in primo grado ad Asti e, pochi giorni fa, anche in Corte d’Appello a Torino dove i giudici hanno concesso lo “sconto” di un solo mese rispetto alla condanna astigiana: da 1 anno a 6 mesi a 1 anno e 5 mesi sia per il padre che per la madre.
Tantissimi gli episodi contestati alla coppia in 10 mesi di opera di “convincimento pesante” verso la figlia.
La donna, insegnante, è stata attesa fuori dalla scuola in cui insegna e, anche davanti ai figli, era stata affrontata da padre e madre che le hanno urlato gravi offese, l’hanno strattonata, chiusa con l’auto in modo che non potesse sfuggire oltre ad aver parlato con la dirigente insinuando che la donna voleva lasciare il marito per un collega che insegnava nella stessa scuola. Un altro luogo che era diventato terreno di scontro era la casa in cui viveva la donna con i figli; le era stata donata dai genitori che la rivolevano indietro proprio in seguito alla sua separazione e spesso il padre si appostava all’ingresso; in un caso, di sera, aveva staccato il contatore della luce per costringerla a scendere ed affrontarlo, visto che lei non voleva più incontrarlo.
Un altro episodio molto grave contestato ai due genitori è l’aggressione avvenuta un sabato pomeriggio in via Cavour, quando avevano intercettato la figlia e avevano ripreso ad urlarle contro gli insulti peggiori e a strattonarla per il braccio. Tanto che la donna, terrorizzata che potessero farle ancora più male, si era rannicchiata e nascosta fra le auto parcheggiate attendendo l’arrivo di soccorsi.
Oltre alla figlia, nel mirino della coppia c’era anche un collega della donna, poi diventato il suo compagno. Accusato di essere la causa della separazione della donna, lo stalking è stato perpetuato anche nei suoi confronti.
La coppia, difesa dall’avvocato Racconci, non ha potuto negare una serie di circostanze anche provate da registrazioni telefoniche e video girati dalle parti civili. Il suo difensore ha però sempre rappresentato ai giudici il contesto culturale in cui è maturata la profonda opposizione alla decisione della figlia.
Peggiorata dal fatto che i nonni a lungo non hanno potuto più vedere i nipotini che hanno in seguito ripreso a frequentare ma in luogo neutro e alla presenza degli assistenti sociali.
Dal canto suo la figlia e il compagno, assistiti dagli avvocati Arri e Vaccaneo, hanno ribadito l’inferno in cui sono finiti con una costante ipervigilanza sia sul posto di lavoro che in casa, sempre in ansia e timorosi di incrociare la coppia di genitori.
I giudici di Corte d’Appello hanno confermato anche il versamento di una provvisionale di 10 mila euro sia alla figlia che al compagno.
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Corte d’Assise
- Daniela Peira