Un confronto serrato davanti al gip Claudia Beconi quello che si è consumato nella tarda mattinata di oggi quando è stata discussa la richiesta di archiviazione dell’esposto presentato dall’ex assessore comunale Mario Bovino nei confronti del sindaco e presidente della Provincia Maurizio Rasero.
I fatti sono noti: Bovino, nel corso di una conversazione con la consigliera di maggioranza Francesca Varca, aveva segretamente registrato le sue affermazioni ricordando le modalità di voto per la scelta del consiglio provinciale nel 2022. Quando Rasero era presidente.
Non solo l’indicazione politica di Rasero di dare la preferenza al sindaco di Nizza Simone Nosenzo (totalmente estraneo alla vicenda finita davanti al gip) ma quella distribuzione di biglietti a tutti i suoi della maggioranza con il nome di Nosenzo scritto in maniera diversa per ogni consigliere in modo da avere contezza di chi aveva seguito il “suggerimento”.
Una pratica, per l’ex assessore Bovino (il sindaco gli ha ritirato le deleghe poco prima di Natale) che violerebbe profondamente la segretezza del voto e dunque metterebbe in discussione l’essenza stessa della libertà di scelta nella rappresentanza politica.
Una tesi che l’avvocato Maurizio Riverditi questa mattina ha ribadito al gip Beconi, ripercorrendo tutte le motivazioni che hanno portato all’esposto, chiedendo al giudice di respingere la richiesta di archiviazione proposta dal pm.
Archiviazione ovviamente appoggiata dal difensore di Rasero, l’avvocato Morra, che ha anticipato il suo intervento di stamattina con il deposito di una memoria difensiva che contiene un parere dell’avvocato Montanaro in risposta a quello del professor Enrico Grosso prodotto da Bovino.
Fra gli argomenti difensivi di Rasero vi è il fatto che la stessa consigliera Varca abbia sostenuto sia nella registrazione “rubata” sia nella deposizione davanti al pm di non essersi affatto sentita “costretta” a votare Nosenzo visto che era già sua l’intenzione di esprimere il voto in favore di quel candidato e ha smentito un’atmosfera di pressione o di coercizione così forte da influenzare l’espressione del voto dei consiglieri di maggioranza che parteciparono alla riunione con il sindaco.
E poi il “nodo” sull’applicazione delle norme elettorali che valgono per i cittadini elettori. Essendo quelle provinciali di secondo livello e con un risultato che non è quello a maggioranza, ma “ponderato” sulla base della fascia demografica alla quale appartiene il Comune di cui è esponente il consigliere comunale, l’avvocato Montanaro sostiene che il legislatore non ha previsto alcuna disposizione penale per questo tipo di consultazioni di secondo grado. Dunque, secondo il suo parere, si applicherebbero delle normative nate per un altro ambito.
Portando poi tutta la vicenda al parallelismo con la ben più importante elezioni del Presidente della Repubblica. Anche quella si tratta di una elezione di secondo grado che non prevede alcuna norma penale in merito alla procedura di voto. E la stessa modalità adottata da Rasero è normalmente utilizzata anche dalle forze politiche che chiedono agli appartenenti di votare con modalità di riconoscibilità i candidati per “contare” le preferenze all’interno di ogni schieramento.
Una prassi discutibile sul piano morale ed etico ma non penalmente rilevante, è la conclusione dell’avvocato Morra di fronte al gip Beconi.
All’udienza di stamattina non erano presenti nè Bovino nè Rasero. Il gip Beconi si è riservata sulla decisione finale di accoglimento della richiesta di archiviazione.