Condanna severa nei confronti di Fabio De Vicienti da parte del giudice Chinaglia: 7 anni, 9 mesi e qualche giorno. E’ stata dettata poco fa al tribunale di Asti con l’imputato presente, difeso dall’avvocato Lattanzio, e si riferisce ad una brutta storia di stalking culminata con l’incendio della casa della ex fidanzata con la quale aveva intrattenuto una relazione durata solo due mesi.
Due mesi intensi che avevano minato profondamente la ragazza, in un momento in cui si sentiva già fortemente vulnerabile e fragile.
I capi d’accusa sono un lungo elenco di comportamenti violenti del ragazzo nei confronti della sua compagna: dalle percosse alla violenza psicologica, dalla gelosia fuori controllo all’umiliazione e alla mortificazione. Fra gli episodi più gravi si colloca la “gita” a Torino, cui la ragazza aveva acconsentito perchè convinta che De Vicienti volesse portarla a fare un giro nel capoluogo salvo poi l’incontro con alcuni uomini cinesi con la quale era stata lasciata sola. Il suo ragazzo l’aveva “venduta” per 500 euro a quegli uomini promettendo loro che avrebbero ottenuto da lei prestazioni sessuali alla quale invece la ragazza era riuscita a sottrarsi prima di rientrare, da sola, ad Asti in treno.
Vi era anche un assoggettamento della ragazza in termini economici: lui viveva a casa di lei e non contribuiva in alcun modo al proprio mantenimento. Non solo. Usava le credenziali della compagna per attivare abbonamenti, servizi on line, fare acquisti sul web al punto che, terminata la loro storia, lei si è trovata invischiata in conti da pagare e una serie di contratti da onorare senza averli mai richiesti nè sottoscritti.
Secondo l’accurata ricostruzione della relazione tossica ricostruita dalla pubblica accusa, la mania di controllo di De Vicienti sulla ragazza era tale che anche dopo l’arresto riuscì a procurarsi in carcere un telefono cellulare con il quale contattò lei e un testimone affinchè deponesse a suo favore.
L’episodio che fece scattare la denuncia risale esattamente ad un anno fa, quando dopo l’ennesima lite fra i due fidanzati, la ragazza uscì dalla sua casa di via Baudoin e lasciò De Vicienti nel suo appartamento; lo stesso che, alle prime luci dell’alba, andò a fuoco. I rilievi dei Vigili del Fuoco che stabilirono un’origine dolosa e le successive indagini condotte dal pm Deodato su dove si trovasse l’uomo quella notte, consentirono di addebitare all’imputato il grave gesto che costò un lieve intossicamento ad un condomino, lo spavento di una coppia di anziani colti dal fumo nel sonno e salvati dai soccorritori e l’evacuazione di tutto lo stabile. Oltre, ovviamente, agli ingenti danni all’appartamento.
La difesa ha tentato di minimizzare le accuse. Intanto sostenendo che la relazione fra i due era molto conflittuale e burrascosa ma reciproca, senza una prevaricazione dell’uomo sulla donna concludendo per l’inesistenza del reato di stalking ma, piuttosto, di qualche singolo episodio di condotta al di sopra delle righe da parte dell’imputato. E poi negando decisamente la responsabilità nell’incendio.
Una linea evidentemente non condivisa dal giudice Chinaglia che ha stabilito una condanna persino lievemente superiore a quanto chiesto dal pm. Ha anche disposto un risarcimento danni di 30 mila euro nei confronti della ragazza costituitasi parte civile con l’avvocato Maurizio Toppino e ha accolto la richiesta del pm Deodato di trasmissione degli atti alla Procura per l’ipotesi di falsa testimonianza di due testi della difesa.