E’ stato condannato a 4 anni l’uomo accusato di aver fatto passare anni di inferno alla moglie dalla quale ha avuto tre figli.
Il capo di imputazione è molto pesante perchè la donna, dopo la fuga di notte al Pronto Soccorso dopo essere stata presa a calci mentre era incinta del terzo figlio, ha fatto, a più riprese, un lungo racconto di viveva in quella casa.
Ha parlato di una gelosia incontrollata dell’uomo che, fin da subito, aveva preteso di guardare tutte le attività del telefono della compagna. Più di una volta è stata schiaffeggiata, presa a pugni, stretta al collo nella mossa di essere strangolata, presa a cinghiate e costretta a rapporti intimi non graditi.
I momenti più drammatici (avvenuti spesso davanti ai figli piccoli) erano quelli in cui lui impugnava una pistola, la chiudeva in casa e le urlava che l’avrebbe ammazzata, tagliata a pezzi e i resti messi nei sacchi dell’immondizia e gettata nella spazzatura.
Per l’accusa poco conta che la pistola realmente trovata durante una perquisizione, fosse di quelle giocattolo: era una perfetta riproduzione di quelle vere e non aveva il tappo rosso che contraddistingue quelle finte.
La donna, quando ha deciso di fuggire di casa dopo il calcio in gravidanza, lo ha fatto perchè temeva seriamente per la propria vita. Lei e i figli erano stati immediatamente accompagnati in una comunità protetta dove hanno atteso il processo.
Che si è tenuto con l’imputato difeso dall’avvocato Denise Laforè e la donna parte civile con l’avvocato Renata Broda.
Il giudice, in abbreviato, ha dettato la condanna a 4 anni di reclusione e ad una provvisionale danni di 5 mila euro.