La siccità, che tanti disastri ha provocato in questa estate torrida, ha trovato anche il tempo di fare un “regalo” agli astigiani: una macina di pietra, probabilmente usata per il grano, datata in epoca tardo romana.
Il reperto è stato restituito dal Tanaro, dove a scovarlo sono stati tre appassionati di archeologia astigiani: Massimo Santoro di Portacomaro, Cristiano Zanon di Antignano e Alessandro Masoero di Grana. Tre amici che, sull’onda degli affioramenti da fiumi e laghi prosciugati segnalati un po’ in tutta Italia, hanno deciso una settimana fa di percorrere (a piedi, vista la scarsità d’acqua) il fiume alla ricerca di qualcosa di prezioso.
E il Tanaro non li ha delusi perché all’altezza di un’ansa all’Isolone, hanno notato questa macina da mulino adagiata su un piccolo rialzo di sassi di fiume rimasti sott’acqua fino a due mesi fa.
Subito hanno capito che si trattava di un reperto antico e l’hanno fotografato e segnalato alla Sovrintendenza dove è stato datato intorno all’epoca tardo romana o inizio età medievale.
«E’ stata una grandissima emozione – racconta Santoro – non ci credevamo e sarebbe molto bello scoprire da dove arriva e a chi serviva. Peccato sia spaccata a metà, ma non mancano praticamente parti e basta avvicinarla per coglierne tutta la particolarità e le scanalature interne».
Il luogo del ritrovamento non è stato divulgato fino alla rimozione per non rischiare che qualche malintenzionato si portasse via il reperto.
Che, comunque, poteva essere movimentato solo con un escavatore, visto il notevole peso.
Questa storia ricorda quella di due giovani canoisti di Villafranca, Marco Magrini e Andrea Nosenzo quando, nell’estate del 2014, allora diciottenni, trovarono sotto il ponte del Triversa a Tiglione un piccolo tesoro in argento.
Circa sei chilogrammi di vassoi, anfore, piatti, brocche affiorati a causa, anche in quel caso, di un abbassamento del livello del torrente. I ragazzi erano appena partiti per il loro viaggio-avventura in canoa da Villafranca a Venezia.