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Cronaca
Tribunale

Asti, tre anni di controllo totale sulla sua vita: ragazzo denuncia moglie e suoceri

Scappa una sera e si presenta in Questura chiedendo di poter rivedere i suoi genitori. E poi fa 4 ore di racconto della sua vita coniugale.

Due racconti opposti, uno contro l’altro e al centro un trentenne astigiano che, a sentire le versioni finite davanti ad un giudice, sembra conteso da due famiglie: quella di origine e quella della moglie. Ora ex.
Tutto è cominciato nel periodo del Covid e delle ore passate on line per ricercare una parvenza di socialità. E’ lì che il protagonista di questa storia, che chiameremo Marco, ha conosciuto una ragazza e ha cominciato a chattare con lei. Per via delle restrizioni, dopo poco tempo Marco andò a vivere da lei ma da quel momento, per la sua famiglia, fu come se fosse scomparso.
Perse da subito tutti i contatti con padre e madre e appena tre mesi dopo lui e la ragazza si sposarono senza avvisare e senza invitare nessuno. Unici presenti alla cerimonia i genitori di lei che fecero anche da testimoni.
Tre anni dopo, una sera, Marco uscì dalla casa in cui viveva con la sposa e i suoceri per andare in Questura e chiedere al primo poliziotto che incontrò di telefonare ai suoi genitori e chiedere loro se poteva tornare a casa.
Qualche giorno in casa di mamma e papà per raccontare come erano stati quei tre anni sono bastati per spingerli a presentare denuncia contro moglie e suoceri di Marco.
Un atto in cui si legge che il ragazzo venne spogliato di tutti i soldi che erano sul suo conto e che non poteva disporre né del suo stipendio né di altro denaro. Venne privato del suo smartphone al posto del quale gli venne dato un cellulare senza collegamento a internet, di quelli pensati per gli anziani con le funzionalità di base. Scoprendo che aveva la scheda Sim condivisa con la suocera per cui ogni sms inviato alla moglie veniva letto in tempo reale anche da sua madre.
Moglie e suocera andavano a portarlo e prenderlo al lavoro e lo tenevano al telefono durante la pausa pranzo in modo da non farlo parlare con nessun collega di lavoro; in poco tempo è stato convinto a lasciare il suo vecchio impiego per essere assunto nella stessa ditta dello suocero, a completare il controllo denunciato nella querela.
Feste comandate e feste di compleanno erano vissute solo sempre da loro quattro, in una chiusura totale a chiunque persona esterna e venne anche obbligato a chiamare gli suoceri “mamma e papà”.
Tutto questo fino a quella sera in cui si è rivolto alla Polizia perché non aveva il coraggio di chiamare i suoi genitori per tornare a casa. Erano passati 3 anni da quando l’avevano visto e sentito l’ultima volta. Quella sera se ne andò senza portarsi nulla dietro e in occasione della querela fece una dichiarazione fiume durata 4 ore.
Di diverso taglio la difesa dei tre destinatari della querela: la moglie e gli suoceri.
Loro hanno invece detto di aver accolto in casa il ragazzo fuggito dalla famiglia di origine dove era oppresso e che Marco era felice di essere entrato nella loro casa e di condividere con loro ogni momento della giornata. Hanno sostenuto che il matrimonio in solitudine era stato chiesto dal ragazzo che aveva fretta di sposarsi per affrancarsi dai genitori e che loro gli erano sempre stati vicini proprio per fornirgli tutto l’aiuto che gli serviva. Tanto che hanno sempre sostenuto di quanto Marco si fosse pentito di essersi allontanato da loro.
Marco e i suoi genitori si sono affidati all’avvocato Claudia Malabaila dello studio Malabaila-Caranzano per affermare quei tre anni di pieno controllo da parte della famiglia della moglie (dalla quale nel frattempo ha divorziato) e per ottenere giustizia sui danni psicologici subiti da questa esperienza, valutati da un consulente.
L’ex moglie e gli ex suoceri sono invece rappresentati dall’avvocato Arri. In prima battuta il pm Masia aveva chiesto l’archiviazione contro la quale il legale  di Marco ha fatto opposizione. Nei giorni scorsi la vicenda è finita davanti al Gup Sparacino che ha ascoltato le due versioni e si è riservato sul futuro del caso.

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