In due operazioni distinte
In pochi giorni gli agenti della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Asti hanno rinvenuto tre microtelefoni cellulari che erano in dotazione o destinati ai detenuti.
Come noto il carcere di Quarto è diventata una Casa di Reclusione in regime di Alta Sicurezza per detenuti con condanne molto lunghe o ergastoli.
In un primo caso un agente ha rinvenuto nella cella occupata da un ergastolano di origini napoletane, un micro telefono perfettamente funzionante completo di carta sim per comunicare all’esterno.
E pochi giorni prima in un pacco destinato ad un detenuto erano stati intercettati micro cellulari, ben nascosti fra gli oggetti e la biancheria che abitualmente viene spedita da parenti.
«L’Osapp, nel sottolineare la professionalità nel tempestivo intervento del personale di servizio ad Asti – ha sottolineato Leo Beneduci, segretario generale di uno del sindacato di polizia penitenziaria – ricorda anche i tanti casi di violente aggressi, offese e sputi ai danni degli agenti. Solo grazie alla prontezza del personale si è evitato che la Casa Reclusione di Asti diventasse un centro telefonico pubblico ovviamente illecito. L’esiguo personale – prosegue Beneduci – opera in condizioni estreme per la gravissima e nota carenza di organico ma nonostante ciò riesce a portare a termine, con abnegazione e senso del dovere, il proprio lavoro. Speriamo – conlude il segretario Osapp – che il Ministro Bonafede e il Capo del Dap sappiano riconoscere a tutto il personale intervenuto la giusta ricompensa per aver evitato con il loro intervento il prosieguo dei contatti illeciti con la criminalità esterna».
Non è la prima volta che al carcere di Asti i poliziotti rinvengono dei micro cellulari. Giusto un anno fa gli stessi agenti avevano bloccato il parente di un detenuto, anch’esso napoletano ergastolano, che si era nascosto tre microtelefonini nelle scarpe e tentava di passargliele durante un colloquio.