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Cronaca

Asti, usa nome e documenti della cognata per comprare telefonini

Condannata a 5 mesi una ex impiegata di un centro di telefonia mobile

Carpiti con una scusa

E’ uno dei consigli d’oro per evitare le truffe: mai divulgare i propri dati personali e accertarsi sempre che fotocopie dei documenti di identità siano nelle mani di persone che ne fanno un uso lecito.
Eppure, chi dubiterebbe della buona fede della propria futura cognata quando ti chiede una copia della carta di identità per prolungarti la garanzia dell’Iphone?
Non fidarsi neppure dei parenti è una lezione che ha imparato una ragazza di Asti che ha sporto denuncia dopo aver ricevuto dei solleciti dalla Vodafone per il pagamento di due telefoni e una chiavetta internet per un totale che sfiora i 4 mila euro.

Pensava ad un errore

Quando ha ricevuto il sollecito la ragazza ha pensato subito ad un errore e ha contattato la Vodafone la quale, invece, non solo ha confermato, ma le ha esibito anche copia dei contratti di acquisto. La ragazza ha disconosciuto le firme ma non ha potuto che confermare la validità delle fotocopie dei suoi documenti di identità allegati.
Subito non si spiegava come fossero finiti in quei contratti, poi ha ricordato quello scambio di messaggi con la cognata del suo fidanzato, impiegata in un centro di telefonia astigiano, che le aveva richiesto copia dei documenti per estendere la garanzia del suo cellulare e lei glieli aveva consegnati. In tribunale sono stati prodotti anche gli screenshot di quei messaggi.

Usati per sottoscrivere tre contratti

Quei documenti, al posto dell’estensione della garanzia, erano serviti a sottoscrivere tre contratti per l’acquisto di due telefoni di grande valore e una chiavetta per navigare in Internet.
Focalizzata meglio la denuncia, le forze dell’ordine avevano fatto una perquisizione a casa di S. G. e avevano trovato, nascosto nell’armadio, un sacco nero che conteneva numerose fotocopie di documenti di identità di persone ignare. Erano state sottratte durante il suo periodo di lavoro presso il centro di telefonia ai clienti che si presentavano per sottoscrivere dei contratti regolari.

La condanna

A carico dell’imputata, difesa dall’avvocato Berardi, il pm aveva chiesto una condanna ad 1 anno; il giudice Bonisoli le ha inflitto 5 mesi e 400 euro di multa oltre al risarcimento della parte civile, rappresentata dall’avvocato Marco Calosso da stabilirsi in sede civile ma con una provvisionale immediatamente esecutiva di 750 euro.

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