Le società Officina del Lavoro e Fortes non erano “scatole vuote” create solo per diventare un serbatoio di manodopera alle dipendenze, di fatto della Al.Pi, ex Pelissero carni, storica azienda di macellazione e lavorazione di Baldichieri, che avrebbe così evaso pagamento di tasse e contributi.
Ad un anno dall’arresto (ai domiciliari) del patron Silvio Pelissero con Massimiliano Messeri (quest’ultimo in qualità di amministratore di Officina del lavoro) e il coinvolgimento di Mauro Marengo per Fortes, arriva la sentenza di assoluzione da parte del Gup Belli: da ogni capo di accusa per Pelissero e Marengo (difeso dall’avvocato Bona) mentre per Messeri è rimasta in piedi un’imputazione di falso in bilancio per la quale è stato condannato a 10 mesi. Accusa minima e marginale, spiega il suo difensore, l’avvocato Caranzano che lo ha assistito insieme al collega Claudio Strata di Torino, che sarà sicuramente oggetto di ricorso in Appello in quanto, per la stessa imputazione, è già stato assolto nella causa di lavoro a seguito di contestazione dell’Inps.
Grande il sollievo manifestato non solo da Silvio Pelissero, ma dalla sua intera famiglia presente in aula per accompagnarlo e sostenerlo: alla lettura della sentenza lacrime e abbracci con il fratello Enzo (nella foto in gallery) e le figlie Lucia e Silvia.
Il giudice Belli ha anche ordinato l’immediato dissequestro dei beni. E non si tratta di beni di poco conto: la società Al.Pi (attualmente retta dal custode giudiziale Cacciari), conti correnti e l’ormai nota Maserati che era già stata affidata alla Croce Verde. Va detto, per onor di cronaca, che la Croce Verde non l’ha mai utilizzata sia perchè ha un costo di gestione troppo alto, sia perchè era più prudente attendere il termine dell’iter giudiziario che, come è avvenuto, ne ha disposto la restituzione al proprietario.
Soddisfazione alla lettura della sentenza è stata espressa dai due difensori di Pelissero, gli avvocati Maurizio Riverditi e Pierpaolo Berardi.
«Non è solo una giusta conclusione per Pelissero in veste di imputato – ha sottolineato l’avvocato Riverditi – ma anche per l’uomo che c’è dietro all’imprenditore. Questo è stato un anno terribile per lui e per la sua famiglia e questa sentenza restituisce onore e immagine a tutta la sua carriera».
Per i difensori, l’assoluzione si poteva intravvedere nell’impostazione data in fase di ordinanza di custodia cautelare dove, dicono, c’erano già elementi di inconsistenza dell’accusa, compresa quella di truffa già bocciata dalla Cassazione, per la quale il pm ha chiesto la condanna questa mattina. Il pm Lucignani ha chiesto per Pelissero una condanna complessiva a 4 anni di reclusione.
Parla di “danni inestimabili” Silvio Pelissero, quando ripensa al giorno in cui, un anno fa, la Guardia di Finanza gli ha notificato l’ordinanza e il sequestro e poi i mesi di esposizione mediatica a seguito di accuse che, ha detto «sapevamo fin dall’inizio essere infondatissime. La nostra coscienza è sempre stata a posto perchè sapevamo di aver agito correttamente e di essere dalla parte della ragione, ma è stato durissimo affrontare il fango gettato su una azienda che abbiamo fondato nel 1970 e che ha sempre goduto di una buona reputazione. Oggi la sentenza mi ha riabilitato, ma ci vorrà tempo per metabolizzare tutto questo».