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Cronaca
Nuova legge

Benessere animali: entra in vigore la legge che vieta catena e gabbie

Da inizio luglio inasprite le pene e importanti novità: quello di maltrattamenti diventa un reato perseguibile d’ufficio e quindi basta una segnalazione.

Non si tutela più il sentimento di affezione che lega un umano al suo animale, ma l’animale in sè, come essere senziente. Diventa l’animale, dunque, il centro delle modifiche al Codice penale sui reati contro gli animali in vigore dal primo luglio. E lo spirito delle modifiche riguarderà tutti gli animali, senza più differenza fra quelli domestici e quelli selvatici.
Tante le novità, la maggior parte delle quali riguarda l’inasprimento delle pene per reati già previsti ma sono state introdotte anche delle importanti modifiche.
La prima, pratica, riguarda il divieto di uso della catena (o della gabbia) per cani e ogni tipo di animale da compagnia. Prima questo divieto era regolato in modo diverso a seconda delle regioni mentre ora vale su tutto il territorio nazionale. A meno che non sia una condizione temporanea dettata da esigenze di sicurezza o di tipo sanitario.
«Purtroppo quella della detenzione di cani alla catena è ancora una brutta abitudine presente anche sulle nostre colline – commenta Mauro Vaccaneo, avvocato e presidente del canile di Nizza Monferrato – Nella nostra struttura sono ancora numerosi gli animali che ci vengono affidati con chiari segni al collo di contenimento alla catena, anche corta e, spesso, molto pesanti».
Basta la segnalazione
Altra importante novità introdotta è quella che riguarda la procedibilità d’ufficio del reato di uccisione o danneggiamento di animali. Questo significa che basta una segnalazione alle forze dell’ordine o ai vari istituti di vigilanza ambientale per far scattare l’azione penale. In caso di condanna la pena è la reclusione da 1 a 4 anni.
Entra l’aggravante dei maltrattamenti davanti a bambini e diffusi in rete
L’inasprimento delle pene riguarda, ad esempio, anche il reato che coinvolga minori. Prassi adottata dalla criminalità organizzata nei combattimenti (vietati) per garantire la non punibilità. E, insieme, vi è anche la punizione più severa della diffusione dei combattimenti attraverso video e immagini che diventano virali sui social. Una circostanza relativamente nuova che andava sanzionata pesantemente.
Così come è passata ad un minimo di 15 mila euro ad un massimo di 30 mila euro la pena pecuniaria per chi organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali.
Divieto di abbattimento di animali “responsabili” di un reato
E se è l’animale stesso l’oggetto del reato?
Anche su questo delicato fronte (pensiamo ai casi di cani che aggrediscono le persone e ne causano la morte o gravi ferite) è intervenuto il nuovo decreto.
Introducendo il divieto, per tutto il corso delle indagini e del processo, di abbattere o cedere a terzi gli animali. Fino alla pronuncia della sentenza definitiva l’animale può essere affidato alle associazioni animaliste selezionate del Ministero affinchè se ne prendano cura o anche a singole persone fisiche.
«Questa legge segna un importante passo avanti nella concezione stessa degli animali, e dimostra che la sensibilità verso di loro è aumentata e migliorata negli ultimi anni – commenta l’avvocato Vaccaneo – La civiltà di un popolo si dimostra anche dal modo in cui tratta i più deboli, e tra questi rientrano certamente anche gli animali.

Con questa riforma gli animali sono diventati soggetti meritevoli di tutela in via diretta, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno un “padrone”, o che siano domestici o selvatici. Non sono più considerati oggetti, ma esseri senzienti».

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