Poco per volta arrivano in aula anche i processi minori a carico di Michele Buoninconti, che la scorsa settimana è stato condannato in primo grado dal tribunale di Asti a trent'anni di carcere
Poco per volta arrivano in aula anche i processi minori a carico di Michele Buoninconti, che la scorsa settimana è stato condannato in primo grado dal tribunale di Asti a trent'anni di carcere per l'omicidio della moglie Elena Ceste. Venerdì scorso è tornato al Palazzo di Giustizia astigiano, questa volta davanti al giudice di pace Falco per rispondere dei danni procurati ad una società di produzione televisiva torinese che aveva realizzato un service giornalistico per la trasmissione Porta a Porta nel novembre di un anno fa.
I cameramen, il 4 novembre 2014 a pochi giorni dal ritrovamento dei resti di Elena Ceste nel rio Mersa, si erano appostati davanti alla casa di Motta di Costigliole in attesa di catturare qualche immagine del marito e dei figli. Michele, molto nervoso, al rientro a casa con i figli, era uscito in strada e aveva aggredito due tecnici strappando loro di mano la telecamera che era stata gettata nel fango di un vicino campo, rendendola inutilizzabile. Da quell'episodio ne sono nati due processi: uno, quello che si è tenuto venerdì scorso dal giudice di pace nel quale la società ha chiesto il rimborso dei danni quantificato in circa 30 mila euro e un altro che si terrà a dicembre per le le lesioni riportate dai due tecnici durante l'aggressione di Michele. Presente in aula con l'avvocato Scolari, Buoninconti ha ancora la barba lunga e l'aria trasandata come all'udienza di sentenza dell'omicidio.
d.p.