Sono passati due anni ed è sempre più difficile mantenere alta la speranza di ritrovare Emanuel Marino, il ragazzo di 33 anni scomparso dalla sua abitazione di Buttigliera nel luglio del 2021.
Anche i tanti volantini che la sorella Chiara e altri amici e volontari avevano affisso in centinaia di luoghi di passaggio sono ormai stati portati via dalle intemperie e la famiglia attende ancora una risposta sul destino di quel giovane affetto da una grave patologia psichica che viveva con i genitori e con un altro fratello.
Quel mattino si era alzato presto e aveva detto alla madre che si sarebbe recato nel supermercato di Castelnuovo Don Bosco per presentare domanda di assunzione. Si è incamminato a piedi ma di lui si sono perse le tracce.
Ultima localizzazione a Poirino, e poi più nulla.
Per oltre un mese i Vigili del Fuoco e i volontari di Protezione Civile lo hanno cercato battendo tutto il territorio intorno a casa palmo a palmo ma non è stato rinvenuto nulla, nè lui, nè oggetti o vestiti che gli appartenessero.
Ricerche sospese, partecipazioni a “Chi l’ha Visto?”, post continui sui social, un tam tam che ha fatto girare la sua foto per tutta Italia. Senza risultati. Ultima segnalazione è stata nel dicembre scorso, arrivata da Cisterna Latina, ma anche quella si è dissolta in un’altra delusione.
Della scomparsa di Emanuel si era occupata anche l’associazione Penelope Piemonte presieduta dal dottor Fabrizio Pace.
«Noi avevamo fatto due ricerche a Poirino, ultimo luogo in cui era stato visto con un buon grado di certezza. Prima solo con uomini e poi anche con cani molecolari addestrati a ritrovare resti umani e dispositivi elettronici ma non abbiamo trovato nulla».
Secondo l’esperienza di chi si occupa da anni di scomparsi, cosa può essere successo?
«E’ molto triste ammetterlo, ma quella peggiore è l’ipotesi più probabile – risponde Pace – Considerata la grave patologia di cui era portatore che non gli consentiva di sopravvivere senza i suoi farmaci abituali, ritengo che sia altamente probabile che gli sia accaduto qualcosa che lo ha bloccato in qualche luogo dal quale non si è potuto muovere: una caduta, un addormentamento per spossatezza seguito da un malore o dall’incapacità di rimettersi in movimento proprio a causa della mancata somministrazione della terapia. E penso anche che si trovi non distante da casa».
Eppure Vigili del Fuoco e volontari lo hanno cercato a lungo.
«Se era affetto da patologie psichiche, può darsi che sia stato lui stesso a non farsi trovare, perchè convinto, nel suo delirio, che chi lo stava cercando volesse fargli del male».
E’ ancora possibile fare delle ricerche mirate. Fosse anche per escludere l’ipotesi peggiore.
«Sì, se la famiglia ce lo consentisse, nel tempo potremmo battere zona per zona partendo da casa sua».