Una raccolta firme per cercare di salvare l'ufficio postale di Montemarzo dalla chiusura prevista nel più ampio piano di riorganizzazione nazionale della rete di Poste Italiane. Sono centinaia
Una raccolta firme per cercare di salvare l'ufficio postale di Montemarzo dalla chiusura prevista nel più ampio piano di riorganizzazione nazionale della rete di Poste Italiane. Sono centinaia gli uffici a rischio di chiusura, sia nei piccoli paesi che nelle zona montane e rurali e, tra questi, c'è anche l'ufficio della frazione astigiana.
Come spesso avviene in questi casi, se l'ufficio venisse chiuso sarebbero soprattutto gli anziani a subire le conseguenze più pesanti perché sarebbero obbligati a raggiungere Asti per svolgere tutte le operazioni di sportello, tra cui incassare la pensione. «I cittadini montemarzesi manifestano la loro forte preoccupazione per il venir meno di un servizio che si ritiene essenziale per le famiglie, nonchè indispensabile per le persone anziane con limitate possibilità di spostarsi agevolmente presso altri uffici – si legge nel testo di una raccolta firme avviata per difendere il servizio e che ha già raccolto l'adesione di un gran numero di cittadini – Si richiede pertanto alle autorità, al sindaco Brignolo e al direttore dell'ufficio decentrato Poste di Asti, di impegnarsi con ogni azione ed iniziativa al fine di garantire l'apertura dell'ufficio postale di Montemarzo almeno un giorno ogni settimana, possibilmente il martedì, in sinergia con l'attività del servizio sanitario».
La raccolta firme è stata promossa dai consiglieri comunali Anna Bosia e Mario Vespa, entrambi residenti in paese. «Domenica in uscita dalla messa tutte le persone hanno firmato nella speranza di smuovere qualcosa – spiega Bosia – La raccolta prosegue presso il negozio di alimentari delle sorelle Boero e presso il circolo ricreativo». Sul caso della riduzione del servizio postale nei piccoli paesi è intervenuto, nei giorni scorsi, anche l'onorevole Massimo Fiorio tramite un'interrogazione urgente al Governo. «Le Poste – ha ricordato il parlamentare del PD – sono il punto di riferimento per le comunità periferiche, non solo perché fondamentali erogatori di servizi, ma anche come presidi che segnano la presenza dello Stato».