Operativo da alcuni anni, il Comitato di salvaguardia del castello di Frinco dopo gli ultimi accadimenti ha ripreso slancio. Così è stata convocata nei giorni scorsi una conferenza-incontro nella
Operativo da alcuni anni, il Comitato di salvaguardia del castello di Frinco dopo gli ultimi accadimenti ha ripreso slancio. Così è stata convocata nei giorni scorsi una conferenza-incontro nella sede istituzionale della Provincia. Muzio Pica Alfieri, rappresentante dell'ex proprietà del castello, ha cercato di ricostruire gli ultimi anni vissuti dal maniero in una «intricata e delicata situazione».
«L'obiettivo di questo vertice è cercare di far chiarezza con la volontà di mettere in sicurezza il bene che è un monumento storico e patrimonio del paese e collettivo. Riportare quell'attenzione che finora non c'è mai stata da parte di enti ed istituzioni. Ma per comprendere tutti i fatti sarà necessario che si debbano verificare le responsabilità», precisano dal Comitato. E dall'ex proprietario una forte accusa: «le vendite del fallimento sono illecite». Parole che minano il futuro prossimo del maniero, visto che un secondo esperimento dell'asta è stato bandito per il prossimo maggio, dopo il primo andato deserto. Invece sono sempre presenti in via al Castello le macerie conseguenti il crollo avvenuto lo scorso 5 febbraio. Il Comitato di salvaguardia sposa la causa della famiglia astigiana Pica Alfieri che possedeva lo storico immobile fino al passaggio delle chiavi al curatore del fallimento della società immobiliare Daupher Srl, dichiarato dal Tribunale di Milano nel giugno 2012.
Vicenda in cui Pica Alfieri si dichiara vittima di una truffa. La sentenza del Tribunale di Asti datata 2012 dichiarava la vendita simulata ma efficace tra il padre Gianfranco Pica Alfieri e Daniele Passarelli, amministratore unico della società milanese. Giudizio impugnato innanzi alla Corte dei Conti di Torino «e la cui sentenza sarà opponibile davanti alla causa fallimentare» ha precisato Muzio Pica Alfieri. L'ex proprietario ha dichiarato che sono 24 le cause giudiziarie aperte che lo vedono coinvolto. «Vicende che hanno impedito di dare avvio al progetto di messa in sicurezza e ristrutturazione del castello che avevamo elaborato coinvolgendo personalità di spicco in ambito nazionale, che hanno aderito al comitato di salvaguardia».
Studio legato ad arte, storia e spiritualità con edilizia sostenibile non legato solo all'aspetto commerciale «ben diverso da quello che avrebbero i potenziali acquirenti, interessati all'asta che farebbero del maniero un hotel di charme e spa», ha anticipato Pica Alfieri. «Assolutamente non si può parlare di abbattimento controllato, come qualcuno ha in modo scellerato prospettato», rincara Carlo Comoli di "Gioventura Piemonteisa", che ha aggiunto: «l'emergenza è dovuta in gran parte alla mancanza di consapevolezza. Le istituzioni debbono fare il proprio dovere per recuperare il castello». Invito soprattutto all'operatività da parte di Marco Devecchi dell'Osservatorio del paesaggio: «si deve lavorare per trovare le soluzioni più opportune».
Nessun rappresentante dell'amministrazione comunale, che peraltro non era stata invitata, ed a cui il Comitato imputa «errori madornali negli interventi». Assente pure la Sovrintendenza ma l'impegno di un loro coinvolgimento già nel prossimo incontro che dovrebbe essere convocato dopo le vacanze pasquali. Nel frattempo si attende di poter procedere alla rimozione delle macerie mentre ha trovato una nuova sistemazione abitativa in località Molinasso Mariuccia Avidano, proprietaria della casa più prossima alla porzione di maniero crollata una delle tre oggetto dell'ordinanza di sgombero firmata dal sindaco alla vigilia di Natale, che vietava anche il transito in via al Castello e conseguentemente alla chiesa parrocchiale.
Maurizio Sala