Quindici ragazzi pachistani profughi rifugiati sono ad Asti, da questa notte, ospitati temporaneamente nellOasi di Villa Paolina, alle porte della città. Nei prossimi giorni verrà decisa la loro destinazione definitiva anche se, da alcune indiscrezioni, si parla insistentemente di una struttura di nuovissima ristrutturazione nel comune di Capriglio, di proprietà della parrocchia, adattata ad ostello. Ottanta gli arrivi complessivi in Piemonte. Attraversare un intero continente…
Quindici ragazzi pachistani profughi rifugiati sono ad Asti, da questa notte, ospitati temporaneamente nellOasi di Villa Paolina, alle porte della città. Nei prossimi giorni verrà decisa la loro destinazione definitiva anche se, da alcune indiscrezioni, si parla insistentemente di una struttura di nuovissima ristrutturazione nel comune di Capriglio, di proprietà della parrocchia, adattata ad ostello.
Ottanta gli arrivi complessivi in Piemonte. Attraversare un intero continente per arrivare ad Asti nel cuore della notte su un autobus dei vigili del fuoco e ritrovarsi di fronte una bravissima ed efficiente mediatrice di colore che ti spiega dove sei capitato, nemmeno questo ha generato stupore negli occhi di quei quindici ragazzi, appena diventati uomini, che da ieri sono, almeno per un po cittadini, astigiani. Storie di dolore, di passaporti bruciati e di compagni di viaggio freddati dagli scafisti con un colpo di pistola. Come animali.
Gli occhi di chi è sopravvissuto, in mano o in tasca un foglietto piegato con un grande numero stampato sopra e indosso i vestiti del viaggio. Che fosse un caftano o una vecchia tuta ma composti e pieni di dignità. Alcuni di loro, forse tutti, erano contractor, lavoratori che dal loro paese si erano spostati in Libia e la caduta del regime li ha intrappolati. Da una parte il deserto e la morte certa e dallaltra il mare e la morte possibile. Nessuna emigrazione economica. La speranza che ancora lEuropa rappresenta per questi ragazzi è solo quella di sopravvivere.
Efficienti e precise, pur con le compatibili difficoltà legate alla lingua e al fatto che solo allultimo minuto si è saputo chi fossero i rifugiati, le operazioni di registrazione, discreta ma costante la presenza delle forze dellordine. Nei prossimi giorni intanto si deciderà quale sarà la sistemazione definitiva che da qualche indiscrezione dovrebbe essere nel comune di Capriglio. Con la speranza che si possa continuare con il processo avviato di integrazione diffusa. Quellaccoglienza diffusa che davvero può essere lunica vera soluzione a questo tipo di problema.
Emergenza che però a ben vedere e a voler essere onesti deve essere vista anche come una risorsa. Perché ognuno di questi ragazzi porta con se una dote, una storia, delle capacità ma anche delle risorse. In denaro. Che se volessimo vedere la questione in un ottica di puro di interesse dovrebbero interessarci e anche molto. In un momento in cui la città si spegne questi ragazzi portano occupazione. Quindici di loro un posto di lavoro. Qui ad Asti non a Roma o in Pachistan. Perché se proprio non la si vuol vedere come una cosa giusta, equa e dovuta laccoglienza, se fatta nel modo giusto è anche e soprattutto lavoro.
Alle tre di notte le operazioni di registrazione sono quasi finite e ogni rifugiato ha un letto. Sopra lingresso di Villa Paolina brillano più luminose del solito le sette stelle del carro. Forse chi ha deciso di chiamarla Oasi pensava anche a questi ragazzi che hanno attraversato il deserto.