Non sapeva che quel ragazzino che a scuola aveva dato fastidio a suo figlio e ad altri compagni di banco, alle medie, fosse il figlio di un importante collaboratore di giustizia in protezione in un alloggio a Canelli. E non immaginava che un semplice rimbrotto lo avrebbe messo al centro di un incontro in cui lui e suo fratello furono minacciati, anche di morte.
E’ emerso nel processo che si è tenuto nei giorni scorsi in tribunale ad Asti dove, in videoconferenza, era collegato il pentito, un pregiudicato pugliese, da una località segreta.
L’uomo è accusato di evasione e minacce.
Il testimone, dopo aver raccontato dei problemi che erano nati a scuola tra i loro figli, ha detto che una sera, mentre passeggiava con suo fratello, davanti alla sala scommesse di Canelli vennero circondati da un gruppo di persone che li minacciarono a parole e con segni inequivocabili.
E loro amici comuni per giorni li avevano consigliati di non avvicinarsi a queste persone perché rischiavano grosso.
Poco dopo la denuncia ai carabinieri di Canelli, il collaboratore di giustizia venne trasferito in un’altra località ma nel contempo venne denunciato sia per l’evasione (fu accertato che si trovava in giro quando non poteva assolutamente lasciare la casa) sia per le minacce a seguito del racconto del testimone.
(Foto di repertorio)