E’ quanto denunciano, in una nota stampa che ha anticipato l’assemblea sindacale tenutasi venerdì, le organizzazioni sindacali con iscritti all’interno del personale in servizio Sappe, Osapp, Uil, Uspp, Cgil FP e Cnpp
Fino a 15-20 giorni di lavoro consecutivi senza alcun turno di riposo che stanno portando ad un aumento di stati di malessere, sia fisico che psichico fra il personale di Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Asti.
E’ quanto denunciano, in una nota stampa che ha anticipato l’assemblea sindacale tenutasi venerdì, le organizzazioni sindacali con iscritti all’interno del personale in servizio Sappe, Osapp, Uil, Uspp, Cgil FP e Cnpp.
Un’assemblea volta a definrie le modalità di protesta, unica via intravvista per far sentire la propria voce e spingere chi ha la responsabilità della gestione del personale penitenziario a ricorrere a rimedi.
«Le situazioni di malessere sono la diretta conseguenza di agenti sempre più stressati a causa di un numero maggiore di ore di straordinario, di più mansioni in capo alle stesse persone, della necessità di vigilare in più posti nello stesso momento con turni di notte e di giorno incessanti, senza riposi e dunque senza recupero di forze e di serenità» si legge nel documento di proclamazione dello stato di agitazione.
Che il carcere di Asti abbia carenze di organico è storia vecchia, e, ad onor del vero, non unica, nel panorama detentivo italiano. Quello che è cambiato negli ultimi tempi è lo status del carcere di Quarto che è passato da Casa Cicondariale a Casa di Reclusione ad Alta Sicurezza.
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Daniela Peira