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Cronaca
Guardia di Finanza

Carminius genera “Cavallo di Troia”: 2 arresti per ‘ndrangheta

Tutte le accuse riguardano reati fallimentari e fiscali con agevolazione mafiosa. Sequestrati 2 milioni e mezzo di euro. In carcere anche un professionista

Mentre si avvia alle battute finali il processo Carminius in corso al Tribunale di Asti sulle infiltrazioni ‘ndranghetiste a Carmagnola, la Guardia di Finanza di Torino sotto il coordinamento della Procura del capoluogo piemontese ha eseguito ieri due arresti ed eseguito sequestri per 2 milioni e mezzo di euro in seguito ad una “costola” di quell’indagine.

La nuova si chiama “Cavallo di Troia” e riguarda reati fiscali e fallimentari aggravati dall’agevolazione mafiosa.

Si tratta di 3 società operanti nel settore edilizio, ritenute essere poste al servizio di esponenti della ‘ndrina Bonavota, radicata nel territorio di Carmagnola  e collegata all’omonima cosca calabrese.

Gli indagati (in tutto sono otto oltre agli arrestati) risulterebbero aver gestito le suddette imprese, anche tramite l’utilizzo di prestanome, forti dell’appoggio fornito loro dalla cosca in grado di garantire importanti commesse per la realizzazione di opere nonché la “protezione” in caso di difficoltà. Gli stessi, abbattendo fittiziamente i debiti tributari e previdenziali, avrebbero attuato, altresì, una sorta di doping fiscale, risultando così avvantaggiati rispetto alla concorrenza delle aziende operanti nei medesimi settori.

L’operazione delle Fiamme Gialle avrebbe consentito, inoltre, di delineare un modus operandi connotato da continuative e sistematiche condotte caratterizzate dal depauperamento dei patrimoni aziendali, lasciando da un lato le imprese in una situazione di completa spoliazione delle risorse, anche destinate al pagamento di stipendi e contributi dei dipendenti e, dall’altro, destinando parte dei profitti dei reati perpetrati alla criminalità organizzata.

«Tra i destinatari dei sequestri patrimoniali – si legge in una nota stampa – figurano anche due professionisti, uno dei quali – ristretto in carcere – avrebbe agito, di fatto, quale referente tecnico per l’attuazione dei meccanismi di frode. Lo stesso, in tutto e per tutto asservito a logiche delinquenziali, avrebbe falsamente asseverato le dichiarazioni fiscali relative agli anni dal 2014 al 2017, apponendo visti di conformità al di fuori di ogni abilitazione formale e nella radicale mancanza di qualsivoglia documentazione idonea a giustificare, sostanzialmente, i dati indicati nelle dichiarazioni. È stato possibile, in tal modo, realizzare un articolato sistema di evasione fiscale, protratto fino al 2019, mediante l’impiego di crediti IVA inesistenti utilizzati per compensare, indebitamente, gli oneri previdenziali derivanti dall’utilizzo di lavoratori dipendenti, per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro».

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