Del caso Ceste si è detto, scritto, visto e sentito molto. Ma non tutto. Non tutto il materiale probatorio, infatti, era stato divulgato ed essendosi tenuto il processo in rito abbreviato, quindi a porte chiuse, anche ai giornalisti era stato precluso l’accesso ad alcune parti importanti che avrebbero potuto spiegare ancora meglio il contesto in cui maturò la tragica scomparsa della donna di Costigliole madre di quattro figli.
Un po’ di questo materiale, però, è stato svelato dal docufilm di Discovery “Scomparsa nel nulla” che ieri sera, giovedì, è andato in onda in chiaro sul canale Nove.
Programmata inizialmente per sabato sera, la prima tv è slittata a ieri, in prima serata, e ha offerto una ricostruzione attraverso il racconto diretto dei protagonisti di questa vicenda con foto, immagini e interviste inedite.
Fin da subito, con il docufilm che inizia con la registrazione della telefonata originale di Michele Buoninconti al 118 per dire che la moglie è scomparsa.
Interessanti anche gli audio originali di alcuni interrogatori di Michele, dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati (all’indomani del ritrovamento dei resti di Elena nel rio Mersa a meno di un chilometro da casa) e dopo il suo arresto (avvenuto ad un anno esatto dalla scomparsa della donna e una settimana prima dei suoi funerali a Govone).
Quelle frasi lette nei verbali del processo in abbreviato, “Quella notte mi ha detto tante cose che non avevano senso logico” oppure “Mi disse quella mattina di non portare i bambini a scuola perchè ce li controllano” oppure ancora il pensiero di Michele quando dice di aver ritrovato gli abiti della moglie sparsi in giardino al suo ritorno a casa “Costa sta combinando questa qui”.
Frasi già conosciute ma che, sentite dalla voce dell’uomo condannato in via definitiva a 30 anni per l’omicidio della moglie, fanno un certo effetto.
Inedite anche le immagini del ritrovamento dei resti di Elena nel rio Mersa, con il lungo e meticoloso lavoro di “setacciamento” di tutto il terreno intorno alla ricerca di indizi.
Tanti i testimoni che hanno accettato di contribuire alla ricostruzione, ognuno per la sua parte, di un tassello di questa ricerca della verità: l’allora Procuratore della Repubblica di Asti Giorgio Vitari che affidò il caso alla pm Laura Deodato, gli avvocati di parte civile Carlo Tabbia e Deborah Abate Zaro in nome e per conto della famiglia che invece non ha rilasciato interviste, l’avvocato difensore di Michele, Giuseppe Marazzita, la sua consulente Ursula Franco ancora profondamente convinta dell’innocenza dell’ex vigile del fuoco, i consulenti della procura Romanazzi e Gugliozza, insieme alla nota criminologa Roberta Bruzzone.
E poi l’amico Paolo Lanzilli, primo fidanzatino di Elena, ritrovato in età adulta grazie a Facebook, con il quale aveva stretto amicizia ma che non aveva mai accettato di incontrare. Il tutto legato dal racconto della giornalista Erica Di Blasi.
Fra i passaggi più commoventi, quelli dei due avvocati di parte civile che sono sempre stati vicini alla famiglia Ceste (nonno Franco e nonna Lucia che dal giorno dell’arresto del padre stanno crescendo i quattro figli di Elena) e che hanno ricordato l’atmosfera senza gioia del Natale 2014, il primo senza Elena e con il padre indagato per omicidio. E poi il giorno dell’arresto di Michele, quando vennero avvisati dalla Procura di quanto sarebbe successo quella mattina chiedendo alla famiglia di andare a prendere i ragazzi a scuola per portarli via dal fuoco incrociato del circo mediatico: «Io andai con il nonno a prendere Elisa a scuola – racconta Tabbia nel docufilm – e per tutto il viaggio di ritorno non venne detta una sola parola in auto, solo i pianti di entrambi. Non lo dimenticherò mai.».
Dalla guida tv di Nove la trasmissione sarà replicata a partire dalle 23,40 di sabato 4 dicembre.