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Caso Indino: il movente del debito non regge
Cronaca

Caso Indino: il movente del debito non regge

 Le motivazioni dell’ordinanza sono state depositate in questi giorni

Qual è il movente del delitto Indino? Perché è stato ucciso, la mattina del 25 giugno 2015, in piazza Campo del Palio, il camionista che lavorava per una ditta di ortofrutta e che sarebbe dovuto recarsi quel giorno al mercato di Moncalvo con il suo titolare e altri dipendenti?

E’ uno dei punti che ha determinato la decisione da parte dei giudici del Tribunale del Riesame di Torino di annullare l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Asti nei confronti di cinque sospettati dell’omicidio del 52enne di Montechiaro. Le motivazioni dell’ordinanza sono state depositate in questi giorni.

Nella ricostruzione degli inquirenti che aveva portato all’arresto del suo datore di lavoro, Stefano Bagnasco, del contitolare di un’azienda di ortofrutta astigiana Massimo Blandini e di suoi tre dipendenti, sospettati, con diversi ruoli, nell’aggressione a Francesco Indino, secondo i giudici torinesi non sarebbe chiaro il movente. Bagnasco aveva un debito di circa 19 mila euro con la ditta all’ingrosso di Blandini e del suo socio, debito poi risolto con una transazione nel dicembre 2016 e il versamento a saldo di circa 10 mila euro. Secondo il Riesame, per il quale mancano i gravi indizi di colpevolezza per tutti gli arrestati, non pare comprensibile il movente che ha fatto ritenere dagli inquirenti astigiani Blandini quale “mandante” del delitto: non sarebbe infatti chiaro il motivo della “punizione” di un dipendente per i debiti del suo datore di lavoro. 

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 Marta Martiner Testa

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