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Cronaca
Tribunale

Castagnole Lanze, condannata la badante che lasciò in Romania per 8 anni l’anziana di cui si doveva occupare

La sentenza arrivata poco fa. Soddisfazione dell’avvocato di parte civile. L’anziana ha riferito al giudice una circostanza che non era mai emersa prima

E’ arrivata poco fa la sentenza del giudice Bertelli Motta a carico di Anca Egorov, la badante di origini romene, in Italia da molti anni, sotto processo per circonvenzione di incapace.

A fronte di una richiesta di 7 anni e mezzo di carcere avanzata dal pm Greco nella scorsa udienza, il giudice ha sentenziato 5 anni e mezzo con contestuali importanti risarcimenti patrimoniali.

Infatti, pur rinviando ad una causa civile la liquidazione totale del danno arrecato all’anziana di 80 anni di cui aveva il totale controllo sui conti, ha disposto che l’imputata versasse una provvisionale immediatamente eseguibile di 300 mila euro che, all’incirca, è l’ammontare dei risparmi della donna alla morte del marito e al subentro di Anca Egorov nella gestione della sua vita.

Disposto anche il sequestro conservativo dei circa 13 mila euro già sequestrati all’atto dell’arresto insieme alla nuda proprietà degli immobili di cui già dispone.

Si chiude così, a meno di un anno dalla denuncia, una delle vicende di circonvenzione di incapace più gravi avvenute nell’Astigiano. Una storia che, grazie  alla disponibilità della signora Giuseppina di volerla rendere pubblica per evitare che altri anziani cadessero in questa situazione, ha fatto il giro d’Italia.

Giuseppina oggi, come ha ricordato il suo difensore di parte civile in aula, l’avvocato Pierpaolo Berardi, vive in condizioni di povertà nonostante il marito, alla sua morte avvenuta nel 2015, le avesse lasciato un discreto patrimonio che le avrebbe garantito una vecchiaia serena. Si è presentata due volte al processo ed in entrambe ha ricordato come era originata quella sua “dipendenza affettiva” da Anca e, soprattutto, ha ricordato quegli 8 anni passati in Romania dove l’imputata l’aveva portata perchè così “cambiava un po’ aria” e migliorava la sua depressione da vedovanza.

Della vicenda di Giuseppina si è detto tanto, quasi tutto, fra interviste e testimonianza in aula, ma c’è una cosa inedita che ha raccontato solo all’ultima udienza, quando è stata richiamata dal giudice Bertelli per confermare o smentire quanto detto dai testimoni d’accusa. Una circostanza che, da sola, riesce a rendere bene la solitudine in cui la donna è piombata.

«Mi hanno convinta (l’imputata e un’amica di quest’ultima n.d.r.) ad andare un po’ in Romania per cambiare aria anche se io no pensavo che sarei rimasta lì 8 anni – ha detto la donna in aula – Siamo arrivate tutte e tre in un albergo di infimo livello, ho dormito la prima notte nella mia camera e il mattino dopo, quando mi sono alzata, ho bussato alla porta davanti pensando di trovarvi Anca e la sua amica. Invece loro non c’erano più e in quella stanza c’era un anziano malato, solo, rannicchiato a letto. Loro erano sparite e io sono rimasta in quella casa di riposo abusiva per un anno».

«Il giudice ha dato soddisfazione alla signora Giuseppina riconoscendo tutte le richieste formulate dalla parte civile in relazione ad un fatto di estrema gravità che è stata costretta a patire – ha commentato l’avvocato Berardi subito dopo la lettura della sentenza – Ma nessuno potrà più restituire a Giuseppina gli otto anni che l’imputata le ha sottratto».

Accolta dal giudice Bertelli Motta anche un’altra richiesta formulata dal pm Greco: la trasmissione degli atti per 6 persone chiamate dall’imputata per le quali si ipotizza il reato di falsa testimonianza in aula.

Alla lettura della sentenza l’imputata era presente, così come lo è stata per tutte le altre udienze, accanto al suo difensore, l’avvocato Piera Icardi.

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