Una brutta storia quella che arriva dall’associazione animalista Leidaa decisa a chiarire i contorni di una battuta al cinghiale finita con la morte, del tutto immotivata, di un cane vicino ad una cascina.
E’ accaduto qualche giorno fa in località Rocca di Castagnole Lanze.
Da qualche tempo gli abitanti del gruppo di case aveva notato un cane randagio (ma con il segno di un collare a dimostrare che era fuggito da qualche altra casa) aggirarsi per il borgo. Subito non si era lasciato avvicinare ma poi, poco per volta, aveva accettato cibo, acqua e anche quel vecchio divano messo sotto un porticato per dargli riparo.
Soprattutto una famiglia aveva pubblicato numerosi appelli sui gruppi Facebook della zona per trovare il proprietario e aveva espresso il desiderio di adottarlo nel caso in cui nessuno si facesse vivo per reclamarlo.
E’ proprio durante questa fase di “avvicinamento” al cane un po’ spaventato che è avvenuto il fatto gravissimo denunciato dalla Leidaa.
«Pochi giorni fa, durante una battuta di caccia al cinghiale – racconta Massimo Santoro presidente della sezione di Asti della Leidaa – Lupetto, così lo avevano già ribattezzato le persone che se ne occupavano, si era messo ad abbaiare perchè infastidito dal rumore che fanno i campanelli al collo dei cani da caccia. Abbaiava forte e forse disturbava la battuta. La famiglia, da casa sua, ha sentito il suo abbaiare insistente, il colpo di uno sparo vicino alla casa e poi il silenzio. Hanno intuito che fosse capitato qualcosa di brutto al cane e sono andati a cercarlo senza trovarlo».
Il giorno dopo hanno ripreso le ricerche e lo hanno trovato più lontano di dove si trovava mentre abbaiava, buttato giù da una riva, morto a causa di un colpo che gli aveva centrato la testa.
«E’ un fatto gravissimo quello che è accaduto, perchè oltre al fatto che non si può sparare ad un animale da affezione senza motivo, è successo vicino a delle case. E se accanto ci fossero stati dei bambini o i proprietari del cane?» si chiede Santoro.
Ma la denuncia della Leidaa non si ferma al cacciatore che ha mirato e abbattuto il cane.
«La famiglia ha chiamato l’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia di Asti per denunciare l’accaduto – prosegue ancora Santoro – e una persona gli ha risposto che guardava se c’era la possibilità di avere un risarcimento e alle rimostranze della famiglia che non voleva soldi ma che venisse perseguito il cacciatore che aveva sparato, si sarebbe sentita rispondere che avrebbero “sgridato” la squadra presente in quel giorno in quella zona».
«Qui non si tratta di fare una ramanzina ad un bambino – interviene Gabriele Merlo, coordinatore nazionale delle guardie zoofile Leidaa – Quello che è accaduto a Lupetto è un vero e proprio reato che va perseguito e chi ha risposto a quel numero di telefono non ha fatto il suo dovere. La caccia è legale ma deve rispettare delle regole ben precise e ci sono controllori preposti a vigilare sull’attività venatoria. Per questo motivo a brevissimo presenteremo, come Leidaa, una denuncia contro ignoti per chiedere che venga identificato chi ha sparato e, se ci sarà un processo, fin da ora annunciamo la nostra costituzione di parte civile».
Quella della Leidaa sarebbe una seconda denuncia perchè la prima è già stata presentata dalla famiglia che si occupava di Lupetto ai carabinieri di Asti che hanno già avviato le indagini.
Dunque accertamenti in corso sia sull’accaduto in località Rocca che su eventuali responsabilità di chi non ha raccolto la denuncia in Provincia.