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Cronaca
Il caso

Cittadinanze false a 68 brasiliani: la base dell’organizzazione era ad Asti

In un alloggio di via Pistarino vivevano madre e figlia ritenute le ideatrici del sistema che ha visto il coinvolgimento di un’altra astigiana come collaboratrice e di sindaco e dipendenti comunali di Lauriano Po

Tocca anche Asti l’inchiesta portata avanti dalla Procura di Torino e dai carabinieri di Chivasso giunta nei giorni scorsi alla conclusione delle indagini con l’ipotesi di accuse di associazione a delinquere per falso in atto pubblico e corruzione.

Una vicenda giudiziaria che mette al centro il rilascio di decine di cittadinanze italiane a brasiliani che hanno invocato lo “ius sanguinis” ovvero la discendenza da migranti italiani in Brasile. Fra questi anche il noto attaccante l’attaccante brasiliano dell’Arsenal e della nazionale verdeoro, Gabriel Teodoro Martinelli Silva, 21 anni insieme a suo padre João Carlos entrambi  iscritti all’Aire, il registro degli italiani iscritti all’estero.

Il focus  è nel piccolo comune di Lauriano Po, nel Chivassese,  dove sono finiti sotto indagine il sindaco,  la responsabile dell’ufficio anagrafe e un altro dipendente comunale insieme ad una coppia titolare di un B&B sempre del paese.

E poi quattro persone che lavoravano, a vario titolo, per una società di servizi di intermediazione con sede a San Paolo del Brasile che si occupava prevalentemente di far ottenere residenza e cittadinanza italiana jure sanguinis a brasiliani che sborsavano mediamente 7 mila euro per ogni pratica.

Asti è la città di residenza delle due brasiliane (madre e figlia) che gestivano la società di intermediazione ed è anche la città di nascita di una terza collaboratrice che si occupava dei certificati anagrafici di residenza.

Residenze che, secondo quanto contestato dalla Procura di Torino, erano del tutto fittizie ed erano tutte “concentrate” nel B&B di Lauriano: decine di brasiliani che risultavano stabilmente residenti nella struttura di accoglienza mentre molti di loro non vi sarebbero mai neppure transitati per una notte.

A certificare invece le loro presenze sono stati gli ufficiali dell’anagrafe del Comune di Lauriano che dovranno risponderne.

Ma anche la casa delle due brasiliane, in via Pistarino ad Asti, era un’altra “base”  che emerge in numerosi certificati. Era un luogo in cui sostavano per un massimo di una settimana persone che arrivavano in Italia per la sola certificazione della residenza a Lauriano e poi ripartivano per il Brasile in attesa dei documenti definitivi per ritornare.

Il passaggio successivo, sempre siglato dai pubblici ufficiali del Comune di Lauriano, riguardava la domanda di riconoscimento della cittadinanza jure sanguinis che veniva accolta senza, si legge nelle accuse, che venisse effettuato il minimo controllo sull’avo che risultava aver trasmesso il diritto alla cittadinanza.

Se le due brasiliane residenti ad Asti  erano quelle che muovevano tutti i fili dei flussi di connazionali attraverso il “canale” privilegiato del Comune di Lauriano, l’astigiana che lavorava per loro si occupava prevalentemente di incombenze burocratiche e, si legge nell’avviso di conclusioni indagini, “si dedicava ad intrattenere rapporti con gli uffici del Comune di Asti, ritirava e spediva la documentazione che i clienti inviavano dopo essere rientrati in Brasile. Inoltre si occupava di pagare gli affitti degli immobili utilizzati dal gruppo per le permanenze temporanee dei brasiliani in Italia”.

 

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