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Cronaca
Procura della Repubblica

Confische a chi vive di furti, truffe e rapine per fare in modo che “il crimine non paghi”

La Procura di Asti ai primi posti per applicazione di misure di prevenzione patrimoniale. In quattro anni confiscati beni per oltre 4 milioni di euro

Un conto approssimativo fa attestare a oltre 4 milioni di euro il valore di ville, appartamenti, terreni, automezzi, denaro contante, conti correnti e oro che la Procura della Repubblica di Asti ha confiscato dal 2017 ad oggi nell’ambito delle misure di prevenzione patrimoniale a carico di pregiudicati astigiani. Quasi tutti di etnia sinti.
Un “conto” che mette la Procura astigiana ai primi posti in tutta Italia per l’attività svolta in questo particolare settore di indagine fortemente incentivato dal Procuratore, dottor Alberto Perduca, fin dal suo arrivo. Lui ha voluto un pool specifico nell’ambito della polizia giudiziaria coordinato da un luogotenente dell’aliquota carabinieri.
La misura patrimoniale è stata introdotta nel codice penale del nostro Stato per colpire “le tasche” di chi, di mestiere (se così si può definire) compie i cosiddetti reati predatori: furti, rapine, truffe.
Un impegno che viene chiesto anche dall’Unione Europea particolarmente sensibile sul tema dell’aggressione dei beni criminali i quali, se non intercettati dalle giustizie dei vari Stati membri, possono intaccare e turbare il futuro economico e sociale del Vecchio Continente.
In un rapporto dello scorso anno, proprio la Ue ha evidenziato numeri molto preoccupanti.
Il volume d’affari criminali in Europa è stimato in 110 miliardi di euro all’anno, appena un terzo sotto l’intero bilancio dell’Unione europea che si attesta a 165 miliardi di euro. Ma c’è un secondo dato rivelato dallo stesso rapporto che preoccupa ancora di più: di tutto questo enorme flusso di denaro di provenienza criminale, le giustizie dei Paesi riescono ad intercettarne solo il 2% e solo l’1% viene confiscato, ovvero sottratto definitivamente a chi lo ha prodotto illecitamente.
«Bisogna fare in modo che il crimine non paghi – è il commento didascalico del procuratore della Repubblica di Asti Alberto Perduca – e la spinta dell’Unione Europea in tal senso trova in Italia delle norme come quella della misura patrimoniale che da anni consente di aggredire i patrimoni illecitamente formati ai danni di cittadini derubati e truffati. Per questo è importante che, parallelamente all’individuazione degli autori di tali reati da sottoporre al giudizio dei vari tribunali, si proceda anche con le misure di sequestro e confisca di tutto quanto acquistato o costruito con i proventi di questa loro evidente e continuativa carriera criminale».
Enorme il lavoro che sta dietro ad ogni singolo fascicolo di “proposta” di misura patrimoniale. Il pool della pg ne ha trattati oltre 110 in questi ultimi quattro anni e per ognuno di loro ha dovuto ricostruire tutta la storia reddituale dei soggetti in stretta correlazione agli anni in cui gli acquisti e gli investimenti erano stati fatti e alle condanne subite per reati predatori. Bisogna dimostrare che negli anni in cui sono state comprate le ville, le attività commerciali, le auto di lusso, i proprietari non solo avevano dichiarato redditi irrisori, ma erano stati arrestati e condannati per i reati predatori. Da quando la Procura ha intensificato questo tipo di indagini, poi, il pool si trova a dover fare un lavoro in più: dimostrare che beni intestati a persone apparentemente incensurate sono invece di fatto nella disponibilità di pregiudicati. Perché questi ultimi si preoccupano di tenere al salvo i loro patrimoni intestandoli fittiziamente a prestanomi compiacenti.

 

Le scuse più usate per evitare la confisca

Tante e ricorrenti le giustificazioni che i “proposti” alle confische portano davanti al giudice per farsi restituire quanto sequestrato.
Si va dai “prestiti” di famiglia in cui genitori o fratelli dichiarano su carta di aver versato cifre importanti di diverse migliaia di euro a titolo di sostegno economico al congiunto ai testamenti in carta semplice mai registrati in cui nonni e nonne già defunti dichiarano di lasciare tutti gli averi a quel solo figlio o nipote. Documenti che vengono contestati dalla Procura soprattutto in ordine alla provenienza dei fondi di prestiti o lasciti i quali, a loro volta, spesso non sono giustificati.
Altro argomento sostenuto a giustificazione dei soldi usati per comprare auto, case e terreni è quello delle vincite alle scommesse o alle lotterie istantanee. In questo caso vengono anche prodotti i titoli di vincita ma c’è il sospetto che siano comprati dai veri giocatori solo per usarli come pezza giustificativa. Soprattutto considerando che, per il calcolo della statistica, è impossibile che lo stesso soggetto o soggetti della stessa famiglia siano così ripetutamente baciati dalla fortuna.
Il lavoro nero e i risarcimenti assicurativi fanno parte della casistica delle giustificazioni più comuni, ma anche in quel caso la Procura tende a smontarne la validità. Per quanto riguarda invece le confische di ville faraoniche di altissimo pregio, la scusa è che è stata costruita in economia, dallo stesso proprietario che, osserva la Procura quando deve discuterne davanti al giudice, è impossibile che abbia competenze così vaste e finemente specializzate in ogni ambito costruttivo.

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