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Cronaca
L’anniversario

Costigliole d’Asti: dieci anni fa la scomparsa di Elena Ceste

Un femminicidio che ha avuto una ribalta mediatica nazionale. Cosa rimane di quella tragica vicenda

Dieci anni fa, proprio in questi minuti, Elena Ceste scompariva nel nulla dalla sua casa di via San Pancrazio di Motta di Costigliole.

Sposata con un vigile del fuoco, Michele Buoninconti e madre di quattro figli, tutti minorenni con età dai 4 ai 14 anni, di lei non si ha avuto più alcuna notizia fino al 18 ottobre di quello stesso anno, il 2014, quando durante lavori di pulizia del rio Mersa, a meno di un chilometro in linea d’aria dalla sua casa, sono emersi dei resti umani attribuiti con certezza, grazie all’esame del Dna, alla donna scomparsa.

La sua scomparsa è diventata fin dal giorno dopo un evento mediatico di portata nazionale, con l’arrivo di troupe televisive e cronisti da ogni parte d’Italia e una esposizione senza precedenti per la provincia di Asti e, soprattutto, per il paese di Costigliole.

Il giorno dopo la conferma dell’identità dei resti ritrovati, la Procura della Repubblica ha fatto recapitare, a mano dei carabinieri, un avviso di garanzia al marito, Michele, formalmente indagato per omicidio volontario.

Il pm Laura Deodato da tempo aveva disposto intercettazioni e indagini su quell’uomo e ogni elemento in più scoperto dai carabinieri andava a corroborare la sua convinzione della colpevolezza di quel marito che nel frattempo non si negava a televisioni e interviste.

Con una scansione temporale chirurgica, pochi giorni dopo il primo anniversario della scomparsa della donna, Michele venne arrestato; non avrebbe così partecipato al funerale di Elena che si sarebbe tenuto la settimana successiva. Dal momento dell’arresto, l’uomo non è più uscito dal carcere: ha sempre professato la sua innocenza ma nessun giudice gli ha creduto e ora sta scontando i trent’anni di carcere inflitti in primo, in secondo grado e confermati dalla Cassazione.

I quattro ragazzi sono stati abbracciati, virtualmente e fisicamente dai nonni materni e dagli zii che li hanno protetti e cresciuti facendo di tutto per restituire loro una normalità quotidiana.

Tre di loro sono diventati maggiorenni, mentre la “piccola” oggi è adolescente. Hanno attraversato l’inferno di ogni orfano di madre per mano del padre e ci hanno fatto i conti.

Crescendo, poco per volta, si stanno rendendo conto dell’eredità morale lasciata dalla madre a tutte quelle donne vittime di violenze domestiche fino al femminicidio. Certo ne avrebbero fatto volentieri a meno, ma l’affetto, la vicinanza e la totale dedizione dei nonni sono stati quell’importante salvagente che ha permesso loro di diventare adulti in fretta ma con ben chiaro il significato dei legami d’amore. Quello vero.

Qui l’intervista all’avvocato di Michele Buoninconti, Giuseppe Marazzita sull’intenzione di far riaprire il processo.

Qui l’intervista all’avvocato di parte civile Carlo Tabbia che fa alcune riflessioni su come un caso professionale sia diventato una straordinaria esperienza umana.

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