Degli originari 30 imputati del processo conosciuto come il “crac Marenco”, la stragrande maggioranza ha patteggiato uscendo di scena. Si trattava di amministratori e manager con ruoli dirigenziali e di controllo che, negli anni, si erano succeduti nei ruoli decisionali delle varie società della galassia Marenco.
Al rito abbreviato, tenuto dal gup del tribunale di Asti, Federico Belli, erano rimasti in otto. Fra questi lo stesso Marco Marenco, astigiano, imprenditore ideatore della vasta ragnatela di società operanti in Italia e all’estero intorno al quale ha ruotato tutta l’indagine iniziata dal pm Tarditi e conclusa e portata in aula dal pm Laura Deodato.
Un “castello” di società che, improvvisamente, è imploso, provocando un crac che, in Italia, è secondo solo a quello Parmalat. Ma se il dissesto provocato dal patron Tanzi ha intaccato prevalentemente i risparmiatori azionisti, per quello di Marenco ad essere danneggiate sono state soprattutto società operanti nel settore dell’energia e, in particolare, della produzione di quella idroelettrica.
Con qualche eccezione: la Borsalino, ad esempio, celebre marchio di produzione dei cappelli più belli del mondo, nata ad Alessandria e rilevata da una delle società di Marenco.
Nella giornata di oggi, mercoledì, si è tenuto l’ultimo atto della lunga e molto complessa vicenda giudiziaria. E’ arrivata la sentenza che ha visto Marco Marenco colpevole della maggior parte dei reati che gli erano contestati con una condanna ad 1 anno e 2 mesi che si aggiungono ad una precedente condanna per reati della stessa indagine arrivando ad una pena finale di 6 anni e 2 mesi.
In questa vicenda è entrato anche Pierpaolo Gherlone, consulente del lavoro con numerosi procedimenti di reati fallimentari a suo carico e anch’egli già condannato in altri processi; per il crac Marenco è stato condannato a 6 mesi di reclusione per il ruolo di sindaco ricoperto in due società del gruppo, una delle quali proprio la Borsalino. Questa ulteriore condanna va ad aumentare in continuazione la precedente condanna del maggio scorso portando a 4 anni la pena finale.
Condannati anche Emanuele Conti (1 anno e 6 mesi), Marco Moccia (1 anno e 4 mesi), Giovanni Borgini (11 mesi) e Dario Rapetti (8 mesi). Assolti per non aver commesso il fatto Maria Rita Canciani e Camillo Goria.
Quello che però fa girare la testa della sentenza dettata oggi dal gup Belli, sono le provvisionali (quindi solo un “acconto” di quello che potrà essere il risarcimento danni finale) immediatamente esecutive cui è stato condannato il solo Marenco: si parte dai 300 mila euro a favore del fallimento Idreg Liguria spa per passare agli 8 milioni di euro per i fallimenti Hydro Drilling International ed Idreg per salire poi ai 15 milioni di euro assegnati per il fallimento service srl, i 25 milioni per il fallimento Finind spa e i 125 milioni di euro per il fallimento Speia srl.
Provvisionale immediatamente esecutiva di 15 milioni di euro anche per la Borsalino.
Tutte queste società si erano costituite parte civile.